Il tema delle smart city o città intelligenti è spesso associato esclusivamente all’idea che l’introduzione di tanta tecnologia e big data possa risolvere le sfide che le nostre città vivranno nel corso di questo secolo. Sfide immani, l’80% della popolazione mondiale risiederà in aree urbane con sovraccarico di stress sulle attuali infrastrutture viabili, idriche, elettriche e conseguenze significative sull’inquinamento.
La tecnologia è si, fondamentale, ma diventa inutile e costosa senza una cittadinanza attivamente coinvolta nel corretto utilizzo della stessa. Non basta cablare cablare la città con ultra fibra, sensori intelligenti, software in grado di analizzare milioni di imput ed output. Coinvolgere i cittadini non è facile, diventa impossibile se si continua ad utilizzare il consueto paradigma motivante: premiare o punire. Soprattutto in virtù delle nuove generazioni, Millenium e Touch, diventa impensabile continuare ad utilizzare il bastone se qualcuno non compie correttamente la raccolta differenziata minacciandolo di multe e sanzioni. Per questo il titolo del mio intervento introduce l’idea di una Playable City, una città giocabile dove la componente fun è da intendersi come propulsore di partecipazione, connessione emotiva ed engagement tra città e cittadinanza.