L’editoria sta conoscendo un decennio di profonda crisi. I distributori di giornali e riviste si sono ridotti negli ultimi anni, migliaia di edicole in tutta Italia hanno chiuso i battenti ed altre 10.000 subiranno lo stesso destino nei prossimi anni. La diffusione di quotidiani e magazine cartacei è largamente diminuita e grandi gruppi editoriali stanno attraversando momenti difficili, RCS su tutti in Italia.
In parte questo smottamento è stato assorbito dall’avanzata dell’editoria digitale su web e mobile, dico in parte perchè il numero di posti di lavoro persi ed il fatturato di inizio anni 2000 non è colmato dai numeri generati dal digitale. La nuda verità è che la nuova generazione di nati dopo il 1980 presenta un forte distacco nei modi di approvigionamento delle notizie rispetto alla generazione dei padri e dei nonni. Il modo col quale viene confezionato un prodotto editoriale, sia esso online che digitale, è rimasto sostanzialmente statico negli ultimi 150 anni mancando alcune necessità inderogabili della Generazione Y: interattività, feedback costanti, rewarding per la sola partecipazione, ritmi accelerati e multitasking.
Nell’ultimo biennio si è iniziato a ragionare su come la Gamification possa riallacciare il filo perso con i lettori under 30, ormai diventati soggetti numericamente ed economicamente vitale in ogni profilo d’impresa. Come i videogiochi, medium entertainment dominante di questa epoca, possono venire in soccorso dell’editoria? E’ possibile ragionare su un nuovo modo di creare, pubblicare e far fluire le informazioni?
A patto che gli editori abbiano realmente il coraggio di investire, e per investire non intendo solo metter mano al portafoglio ma anche e soprattutto architettare in modo diverso il proprio portale di informazione, è possibile rinforzare diversi momenti del ciclo produttivo. Pensare fuori dagli schemi significa poter prendere quanto di buono il gaming ha saputo fare in questi anni in ambito di: customer acquisition virale (e quindi costo 0), engagement con le sue metriche frequency, recency, durata e tasso di attività nel portale, ed infine monetizzazione. Dalla mia esperienza di game designer, propongo cinque consigli implementabili dagli editori online:
1) Non tutti i lettori sono identici tra loro e di conseguenza necessitano di stimoli e ed esperienze diverse. Dobbiamo pensare all’esperienza del lettore come un viaggio in quattro fasi. Ogni tappa incarna uno status e differenti bisogni, soddisfati i quali si accede al livello successivo via via più premiante per l’editore. L’immagine sintetizza alcune best-practice utilizzate nei videogiochi, sarà facile trovare i giusti parallelismi.
2) L’Engagement potrebbe sembrare un concetto astratto e difficilmente perseguibile attraverso tecniche concrete. Nei videogiochi spesso si rimane letteralmente incollati allo schermo grazie agli stati d’animo ed alle emozioni che i game designer suscitano nei gamer grazie all’esaltazione di alcuni driver motivazionali: Status, co-operazione, competizione, pressione sociale, imprevedibilità, paura di perdere etc etc. Questi tool motivazionali sono innati nel nostro DNA e quindi applicabili anche nel giornalismo online. Potremo esaltare all’interno della community degli utenti che si sono distinti per particolari azioni (alto tasso di partecipazione o invio di contributi filmati/testuali legati al territorio), oppure offrire una personalizzazione dell’esperienza in relazione ai propri gusti e bisogni o ancora rendere accessibili nel tempo nuove aree e funzionalità del portale.
3) Gli ultimi esempi di successo nel mondo social e mobile gaming ci insegnano che la componente sociale di ogni esperienza è fondamentale. Essere social in ambito editoriale può voler dire inviare/ricevere segnalazioni di notizie da leggere e sappiamo quanta influenza hanno le raccomandazioni fatte da persone che conosciamo e di cui ci fidiamo. Poter leggere a distanza la stessa notizia insieme ad un amico come se si fosse fisicamente vicini, commentare ogni notizia, dare risalto ai commentatori più apprezzati, gerarchizzare le notizie in base al numero di interazioni ricevute, user generated content e tanto altro ancora. Questa possibile rivoluzione impatta non solo sull’engagement dei lettori già acquisiti ma favorisce tremendamente l’acquisizione di nuovi utenti grazie alla viralità.
4) L’introduzione di badge, missioni, punti e livelli può stimolare, se opportunamente disegnati da un esperto di settore, specifici comportamenti da parte del lettore. Una piattaforma di citizen journalism potrebbe incentivare la pubblicazione di contenuti così’ come una testata online il tasso di esplorazione del portale magari intensificando l’afflusso in aree solitamente deboli. Inoltre alcuni reward digitali potrebbero essere assegnati in relazione al grado di evangelizzazione del lettore, più inviti amici o condividi notizie sui tuoi social network maggiore sarà il tuo ranking in classifica e la visibilità tra la community.
5) Ultimo, ma primo per importanza. Prima di decidere quali meccaniche e dinamiche implementare è fondamentale stilare una griglia degli obiettivi che si intendono perseguire, e relative metriche tracciabili, con la gamification magari suddivisi tra short e long term: stimolare il caricamento di user generated content, aumentare il numero di commenti, incentivare il social sharing, “utilizzare” i lettori per il fact-checking, abbattere i costi di moderazione attraverso i lettori. Ognuno di questi obiettivi richiederà l’implementazione di un differente layer di gamification.
Dalla teoria alle case histories vediamo insieme alcuni esempi concreti di gamification applicata a progetti online di giornalismo. Ho chiesto aiuto all’amico Pier Luca Santoro, grande esperto di innovazione in ambito editoriale e non solo, in merito ad una case history tutta italiana di gamification. Se è vero che il nostro paese sconta i consueti ritardi rispetto al mondo anglosassone, il 2013 è sicuramente l’anno di partenza per una serie di progettualità tra le quali sembra spiccare YouReporter.it.
YouReporter, piattaforma pionieristica del video citizen journalism, ha deciso di intraprendere la strada della gamification, modalità che prevede di applicare i meccanismi classici del gioco a contesti non gaming, non ludici, con l’obiettivo di coinvolgere l’utenza attuale, attrarre nuove persone e utilizzare i meccanismi tipici del gioco come elemento di riscontro, di feedback sulla qualità del lavoro degli iscritti alla piattaforma senza instaurare, almeno nelle modalità, meccanismi che potrebbero essere vissuti come punitivi, o comunque eccessivamente penalizzanti, da parte di coloro che caricano video e foto.
Verranno realizzate due fasi di implementazione. Una prima fase caratterizzata da azioni di pointification e di badgification tesa a premiare una serie di azioni che si desidera che gli utenti, ed il pubblico, della piattaforma vada a realizzare dalla registrazione alla condivisione, passando per la validazione di foto e video e l’iscrizione di amici.
Questa prima fase potrebbe essere implementata a partire da settembre 2013 e rilasciata in maniera modulare sino ad inizio 2014. Nella seconda fase, da marzo 2014 orientativamente, sarà invece concepito e strutturato un sistema completo di gamification che preveda, a titolo esemplificativo, anche premi quali un corso di videoreporting e altro a fronte di determinati obiettivi di gioco, di obiettivi predefiniti raggiunti.
YouReporter.it aggiungerà un layer di gamification entro fine 2013!
I tre comportamenti che si ritiene interessante ricompensare sono:
– L’attività: ovvero dare delle ricompense [virtuali, così come avviene nei videogiochi] per lo svolgimento di determinate attività quali, ad esempio, caricare un video – una foto, condividere sui social network i contenuti presenti all’interno della piattaforma e molto altro ancora.
– La curiosità: ovvero dare ricompense per attività non svolte ordinariamente all’interno del sito quale, sempre a titolo esemplificativo, la produzione di contenuti originali su una determinata tematica sociale e/o politica della loro comunità di appartenenza, del luogo in cui vivono.
– Il coinvolgimento: ossia passare dal primo livello, quello dell’attività, a quello, appunto del coinvolgimento. E’ questa l’area del controllo qualità ma anche dello stimolo di attività desiderate, funzionali agli obiettivi.
Un secondo esempio che posso fornirvi di prima mano arriva da un’altra piattaforma di giornalismo partecipativo Citizenside. Ho partecipato insieme al suo business developer Garrett Goodman al primo panel italiano “La Gamification dell’Informazione Funziona” nella cornice del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia”. In questo contesto Garrett ha spiegato come l’implementazione di punti abbia contribuito a migliorare il processo di controllo qualità ed a fornire feedback in tempo reale a tutti quegli utenti che inseriscono foto e video sulla piattaforma. Prima dell’introduzione dello scoring system era pressochè impossibile ringraziare individualmente gli utenti attivi, mentre oggi essi si vedono “ricompensati” per ogni loro sforzo. Ogni immagine caricata equivale a punti, ogni immagine approvata dallo staff altri punti, ogni qual volta viene vista ulteriori punti e così via per i video. Il vantaggio in ambito controllo qualità è palese, un utente con zero o pochi punti subirà un vaglio critico della redazione maggiore rispetto ad un utente con un elevato quantitativo di punti e quindi giudicato come un veterano.
Pagina profilo di Citizenside con indicazione livello, punti e badge sbloccati.
Nella pagina di profilo personale è possibile consultare il proprio status composto da un quantitativo di punti e dal livello di appartenza (nella folo 1° livello Pigiste e 400 punti). Sempre nella pagina privata è possibile consultare le proprie analytics come il numero di foto e video caricate, i commenti fatti e ricevuti e così via. Dopo un lungo percorso gli utenti possono diventare “Certified Members”, ovvero i loro contributi finiscono direttamente nel portale senza alcuna verifica preventiva, ma solo controlli ex-post. Ovviamente questo è un grande privilegio assegnato agli utenti più fedeli ed un modo per renderli unici nella community ed al contempo permetter loro di guadagnare di più. Poter pubblicare in real time foto e video di eventi come disastri naturali o situazioni criminali significa ottenere più facilmente il fee rispetto a foto pubblicare in ritardo. Eh si, non vi ho raccontato un pezzo importante del ciclo produttivo di Citizenside. I reporters vengono ricompensati in relazione a quanti soldi il proprio materiale genera attraverso la rivendita alle testate professioniste che pescano direttamente dalla directory del portale.
Cliccando sulla tab Trophees si entra nella sezione contenente tutti i Badges sbloccabili a seguito di specifiche azioni volute dagli sviluppatori. Al momento se ne contano 22 tutti associati a comportamenti come caricate un certo quantitativo di foto o video, ricevere visite e commenti o ancora collegare il proprio profilo a Facebook. In mouseover i badge restituiscono la descrizione di come fare per sbloccarlo e di illuminano una volta raggiunti come da prassi consolidata in questo tipo di implementazioni.
Non manca una classifica indicante i contributors più attivi della settimana e stilata in relazione ai punti guadagnati nei sette giorni. Sebbene marginale nell’esperienza specifica, la classifica aiuta a intensificare gli sforzi da parte del cluster più competitivo.
The Bay Area News Group sta utilizzando la gamification per stimolare la partecipazione nella sua news app TapIn Bay Area. Il sito, la cui peculiarità è di essere basato su una mappa geografica locale, presenta notizie redatte da giornalisti professionisti ma al tempo stesso richiede la partecipazione attiva dei lettori attraverso la submission di foto, commenti, review o blog gestiti dai lettori. In cambio dello sforzo profuso dai lettori, il sistema assegna dei punti che a loro volta sono riscattabili con biglietti per concerti e magliette, ma si pensa in futuro di siglare accordi con esercizi commerciali locali.
TapIn Bay Area incentiva la partecipazione dei lettori con punti e premi.
Gli esempi sono ancora tanti, sempre dall’estero arrivano i casi di Mashable e The Huftinghton Post con la loro ricca offerta di badge. L’ultimo portale, di recente lanciato anche in Italia, ha introdotto un interessante esperimento per migliorare il filtro ai commenti ed abbattere i costi di moderazione. Gli utenti più fedeli possono arrivare a sbloccare il badge “The Moderator” che attribuisce loro un particolare potere da esercitare sugli altri utenti. Diventano moderatori a tutti gli effetti con possibilità di segnalare dalla piattaforma i commenti ritenuti non in linea col regolamento.