Dopo circa un mesetto di alti e bassi lavorativi, da questa settimana dovrei ritornare full time sul blog proponendovi svariati nuovi esempi di gamification applicata agli ambiti più disparati.
Oggi vorrei introdurvi una interessante start up che ha deciso di utilizzare il gaming per risolvere un problema reale presente nel mondo digitale. Trecento milioni di individui si imbattono quotidianamente nei CAPTCHA, . I completely automated public Turing test to tell computers and humans apart sono quei test generati automaticamente da un software in cui si chiede al navigatore di digitare le lettere/numeri a schermo in un apposito box per validare l’azione compiuta, sia essa una registrazione in un sito web piuttosto che un commento. Questa tecnologia nasce negli anni 2000 per prevenire, o quanto meno alleviare, il problema dello spam generato dai Bot ed hackers.
Nati internamente ad Altavista, questi Captcha rendono scarsamente appealing e talvolta anche frustrante l’esperienza di navigazione, capita spesso di sbagliare la digitalizzazione e dover ripetere più volte il passaggio con talvolta perdite di navigatori. Eppure vengono considerati un male necessario, ma perchè non provare a renderli più divertenti e sicuri?
La start up Are You A Human ha lanciato recentemente Playthru, una evoluzione in chiave gamificata del tradizionale sistema di validazione. L’idea è sostituire lettere e numeri con mini-giochi che in pochi secondi proveranno se sei un essere umano validando l’operazione. Al momento sono tantissime le combinazioni gaming disponibili, date una occhiata all’area Demo.
Playthru non è solo più divertente di un tradizionale Captcha ma anche più sicuro. Viene chiesto agli utenti di individuare oggetti e trascinarli nel posto appropriato, si tratti di elementi del viso o di ingredienti da apporre in un frigo o moto da parcheggiare superando il semplice riconoscimento ottico tipico dei sistemi attuali.
Il business model è ancora più interessante. Sappiamo tutti quanto i giochi siano molto più ingaggianti di qualsiasi altro strumento ed i 3 founder della start up lo hanno capito bene e si preparano ad offrire agli inserzionisti quei secondi di esposizione obbligatori. Ora vien da se che la relazione col brand sarà n volte più forte se una catena di prodotti per l’igiene apporrà l’adv all’interno di un gioco come quello in foto rispetto al classico banner nella pagina bianca col Captcha tradizionale.
Interessante anche la genesi della start up americana. I tre fondatori Tyler Paxton, Reid Tatoris e Benjamin Blackmer si sono conosciuti nel programma MBA dell’ U-M Ross School of Business dove erano iscritti nell’anno 2011/2012. L’idea è stata inizialmente instradata e coltivata all’interno della struttura per poi partecipare al Rice University Business Plan dove hanno vinto un totale di 115.000 dollari utili per partire. A questa cifra si è subito aggiunto un investimento di 750.000 dollari ed un completo programma di incubazione. Tutto questo nel giro di sei mesi dall’idea su carta, quanto siamo indietro noi italiani sulla cultura e sostegno d’impresa!
Playthru è uno degli esempi migliori di Gamification che abbia avuto il piacere di analizzare. Risponde al problema concreto dello scarso appealing e frustrazione connesso ai Captcha attuali con una idea tecnicamente scalabile, internazionale con un business model chiaro.