Case study

Un videogioco per selezionare il personale

Fare recruiting, senza darlo troppo a vedere. Questo, in poche parole, è il principale obiettivo di UBIverse, nuova app di UBI Banca, disponibile da qualche giorno, ovviamente in forma gratuita, sugli store digitali dei dispositivi equipaggiati di iOS ed Android.

Cercare nuovi talenti da inserire nelle filiali dell’azienda, pur non dichiarandone l’intenzione, quantomeno non sin dall’avvio del software in modo schietto e diretto, è l’espediente su cui si basa l’avventura ambientata nello spazio che funge da cardine di UBIverse, un videogioco rudimentale che si limita, di tanto in tanto, a proporre quesiti di varia natura, nonché semplici enigmi da risolvere in una manciata di secondi.

ubibanca gamification

Il tentativo di celare le reali finalità dell’app è intenzionalmente poco efficace, né è sorretto da chissà quali artifici o tecniche persuasive che tentino di convincere l’utente di avere a che fare con un’epopea fantascientifica fine a sé stessa.

Eppure, il debole contesto narrativo in cui si viene immersi all’avvio del software riesce ad infondere il giusto grado di spensieratezza ad una pratica che solitamente, anche nella migliore delle situazioni possibili, comporta comunque un notevole grado di stress per il candidato, torchiato dalle domande degli esaminatori, ovviamente ossessionato dalla volontà di fare buona impressione e di convincere i suoi interlocutori delle sue qualità.

Come anticipato, UBIverse vi teletrasporterà, in senso figurato beninteso, in una stazione spaziale del futuro, alle prese con un problema da risolvere quanto prima. Per venire a capo dell’incresciosa situazione che si è venuta a creare, dovrete superare alcune prove, quesiti che non solo comporranno un identikit professionale, per quanto approssimativo, dello stesso utente, ma che ne metteranno alla prova soprattutto le capacità di ragionamento.

ubibanca-gaming

Dopo aver scelto il proprio avatar, vi verrà chiesto di selezionare tre partner, tra quelli presenti in lista, con cui amalgamare la squadra che tenterà di risolvere ogni guaio. Valutando qualità e punti deboli degli aspiranti collaboratori, come in un qualsiasi gioco di ruolo, sarà nel vostro interesse assemblare un team equilibrato, dove ognuno possa dare il suo contributo, facendo ciò che gli riesce meglio.

Senza soluzione di continuità, e senza che i vostri aiutanti possano poi offrirvi un aiuto di qualche tipo, passerete in seguito alla fase operativa vera e propria, composta da prove di logica e matematica, domande di cultura generale, minigiochi in cui serve colpo d’occhio e buona memoria.

Il tutto è scandito da brevi cut-scene che sviluppano la debole trama, oltre che da questionari a scelta multipla, nel quale potrete esprimere le vostre aspirazioni professionali, i valori etici irrinunciabili sul posto di lavoro, le qualità che vi contraddistinguono anche quando soggetti a situazioni particolarmente pressanti.

ubibanca-game

Tra un capitolo e l’altro dell’avventura, completabile in poco meno di venti minuti, a controprova che UBIverse, nonostante tutto, sia e resta un’applicazione votata al recruiting, consultando il menù principale, in base ai risultati ottenuti nei minigiochi, otterrete preziosi consigli su come potreste dare il meglio in un potenziale colloquio, utilizzando tecniche e strategie votate a mettere più facilmente in mostra i propri punti di forza.

“La gamification – spiega UbiBanca in una nota – rappresenta oggi per le aziende più dinamiche una delle nuove frontiere dei processi a supporto dell’ingaggio e del coinvolgimento delle proprie risorse, come testimoniato da numerose indagini. Da un anno circa UBI Banca utilizza modalità di gaming anche per accompagnare le attività di onboarding rivolte ai neoassunti nel loro primo anno di inserimento”.

Nella sua semplicità, UBIverse, a metà strada tra avventura grafica e un puzzle game, riesce nel duplice intento di intrattenere e fornire una formazione utile in un eventuale colloquio. Non solo, tramite veri e propri minigiochi, l’azienda si riserva la possibilità di creare un profilo dell’utente, eventualmente consultabile nel caso di effettivo interessamento ad intraprendere una carriera in una delle filali della banca.

ubiverse-quiz

Il software, insomma, è l’ennesimo ottimo esempio di gamification declinata al mondo del lavoro. Per quanto il gameplay di cui si nutre UBIverse sia ridotto ai minimi termini, per quanto manchi una vera e propria progressione che permetta all’utente di sfruttare a proprio vantaggio l’esperienza accumulata, virtuale e non, la redazione interattiva di un curriculum effettivamente spendibile, modalità che, ricordiamolo, prevede il superamento di stuzzicanti e divertenti prove, è certamente una qualità indiscutibile del software, una qualità, per l’appunto, che rispecchia e sfrutta i principi della gamification.

 

Lorenzo Kobe Fazio

 

Sindaco di Bari diventa protagonista di un videogioco

Il rapporto tra gamification e politica affonda le proprie radici all’inizio di questa decade con una serie di progetti avviati negli Stati Uniti e Canada per avvicinare e coinvolgere un elettorato giovane e digitale. Sebbene con meccaniche semplificate, la gamification ha fatto breccia anche in Italia tra partiti e movimenti politici sin dal 2013 con l’iniziativa “Diventa un Attivista” lanciata da M5S per mobilitare la propria base elettorale. Da allora si sono susseguiti alcuni esperimento fino al più mediatico, ma altrettamento rudimentale, Vinci Salvini di cui abbiamo raccontato nel dettaglio i meccanismi sin dalla prima edizione del 2018 da poco rinnovata per l’anno in corso.

Vinci Salvini gamifiction politica

Se vale la pena interrogarsi se sia lecito tramutare la politica in un gioco fine a sé stesso, non c’è alcun dubbio che tramite il gioco si possa veicolare un valido messaggio politico e ancor meglio principii di educazione civica, utili ai potenziali elettori per districarsi al meglio tra istituzioni operanti a diversi livelli, regole da rispettare, diritti e doveri sanciti dalla Costituzione e non solo.

È esattamente ciò che compie, nel suo piccolo, Missione Bari, software gratuito disponibile sia su PC, tramite browser, che su device equipaggiati di iOS e Android. Disponibile da Maggio 2019, non casualmente a ridosso della tornata di elezioni europee ed amministrative a Bari, il sindaco uscente Antonio Decaro diventa il super eroe di un videogioco.

Sindaco Bari videogioco

L’intento principale è quello di stimolare il senso civico insito in ognuno di noi, lasciando che sia proprio il primo cittadino, teoricamente colui che più di chiunque altro ha a cuore la salvaguardia del tessuto sociale, a calarsi nei panni dell’eroe di turno, chiamato a risolvere ogni problema sollevato dai personaggi con cui potrà interagire.

Arrotondando per eccesso, Missione Bari è un open-world in cui l’obiettivo principale è accumulare più Punti Civiltà possibile, così da scalare la classifica, facilmente consultabile prima e al termine di ogni partita. Per incrementare il proprio highscore bisogna esplorare la piccola mappa messa a disposizione dagli sviluppatori, i ragazzi di Cube Comunicazione e Proforma, al fine di scovare i cittadini che necessitano dell’intervento dello stesso Antonio Decaro in poligoni, così da venire a capo di piccoli guai che minacciano la quiete pubblica.

missione-bari-decaro

Sfruttando un control scheme ridotto ai minimi termini, si usa la tastiera per muoversi e un pulsante del mouse per compiere qualsiasi azione richiesta, si tratterà per lo più di scattare foto, quando non di riparare strutture urbanistiche rovinate, rimuovere macchine in divieto di sosta, raccogliere i rifiuti gettati lungo il marciapiede. Ognuna delle cinquanta missioni disponibili, dalla durata massima di cinque minuti ciascuna, può tuttavia avviarsi solo rispondendo preventivamente ad una domanda a risposta multipla, un modo estremamente interessante ed efficace per incentivare l’utente a conoscere meglio le peculiarità di Bari, il funzionamento del municipio, compititi e campi d’azione delle varie istituzioni.

Dal santo patrono della città, a quale siano le specialità culinarie della zona, passando naturalmente per domande più tecniche, relative, per esempio, alla corretta individuazione degli organi che tutelano i beni culturali, Missione Bari sfrutta la gamification per istruire la sua audience, ma anche per sensibilizzarlo sulle potenzialità, sulle caratteristiche, sui tesori del capoluogo della Puglia.

missione-bari-videogioco

Classifica e meccaniche di gioco, nel pieno rispetto dei principi della gamification, incentivano il giocatore a migliorarsi progressivamente, completando con maggior prontezza le missioni proposte, ma soprattutto rispondendo correttamente alle domande rivoltegli dagli abitanti virtuali della mappa.

Esiste insomma un modo virtuoso ed utile di unire politica e gioco, di insegnarne i principi, tramite un open-world assolutamente basilare e ridotto ai minimi termini, ma pur tuttavia caratterizzato da una direzione artistica colorata quanto basta e sorretta da una colonna sonora orecchiabile, ulteriormente impreziosita da simpatiche battute in dialetto, doppiate per l’occasione dagli attori Tiziana Schiavarelli e Dante Marmone, che certamente strapperanno più d’una risata.

Un prodotto dunque rudimentale, che non ha alcuna reale ambizione ludica, tuttavia sufficientemente strutturata e brillante da stimolare curiosità e desiderio di accumulare sempre più Punti Civiltà. Missione Bari è insomma un efficace ed efficiente esempio di gamification applicata alla politica, un tipo di intendere la politica che vuole innanzitutto educare ed insegnare, tutt’altro che limitata a raccattare proseliti.

 

A cura di Lorenzo Kobe Fazio

Gamification per l’immigrazione con Mygrants

I flussi migratori costituiscono da sempre un fenomeno globale che più di altri comportano notevoli ripercussioni sociali. Nella complessa contemporaneità, come del resto ben testimonia la controversa storia istituzionale recente, nostrana e non, il processo è tutt’altro che indolore, nonché privo di zone d’ombra sia per chi è costretto a lasciare la propria patria, sia per gli stati che accolgono o che vengono scelti come destinazione finale di un viaggio che quasi sempre è drammaticamente vitale, inevitabile, irrinunciabile.

Sempre più studi e analisi confermano che non si tratta di un fenomeno passeggero, destinato, al contrario, ad intensificarsi anche a causa dei cambiamenti climatici in atto.

La negazione, la chiusura, l’irrigidimento di fronte all’evolversi della situazione è un palliativo, una soluzione che, per quanto apparentemente efficace, non può che essere temporanea e per molti versi controproducente.

mygrants app gamification

Lo sa bene Chris Richmond Nzi, fondatore della startup che ha dato forma e vita a Mygrants, ma prima ancora ivoriano di nascita, figlio adottato in giovane età, promettente studente cresciuto tra Europa e Stati Uniti, brillante laureato in diritto internazionale e diplomazia in Svizzera.

Non uno qualunque insomma, quanto un esperto che, assecondando il suo percorso professionale ed attingendo dalla sua esperienza personale, sta tentando di affrontare la questione con efficacia, metodologia ed un pizzico di gamification.

Il software di cui sopra, accessibile tramite browser direttamente dal sito ufficiale anche con un comunissimo smartphone, non è altro che un questionario volto a scoprire, evidenziare, registrare il livello di scolarizzazione, le eventuali competenze e le ambizioni personali di chi transita o è arrivato nel nostro paese nella speranza di una nuova vita. Le domande che compongono la parte operativa di Mygrants sono oltre 2500, tutte ideate da un’equipe di accademici e vagliate da istituzioni riconosciute ed ufficiali.  L’esperienza si articola lungo domande a risposta multipla su tre temi principali nel primo livello (diritto e asilo, imprenditoria e sfide sociali) e quattro temi nel secondo livello (diritto del lavoro, hard skills, soft skills e valutazione delle lingue).

Mygrants quiz

Una serie di quiz accompagnano la profilazione del migrante per la ricerca di lavoro

Rispondendo più o meno correttamente alle varie domande, che tenderanno a farsi progressivamente specifiche, l’utente non ha solo la possibilità di apprendere usi, costumi e leggi vigenti nello stato ospitante, ma potrà farsi un’idea più chiara dei lavori che intende e può svolgere per inserirsi immediatamente nel tessuto sociale.

Come suggerito, non si tratta semplicemente di un test fine a sé stesso. Al di là dell’intento pedagogico, tutt’altro che secondario nell’economia di Mygrants, al termine della prova, in base al risultato ed al punteggio ottenuto, l’utente viene inserito in una specifica classifica per area geografica e macro tema. Sulla scorta di questi dati, Mygrants crea un match tra il profilo del migrante e le offerte di lavoro accelerando e facilitando l’inserimento dei più meritevoli.

Si tratta, insomma, di una piccola rivoluzione, resa tanto più attraente dalla gamification, che introducendo un pizzico di competitività, stimola a fare meglio, ad accumulare più punti possibile.

mygrants lavoro

L’efficacia di Mygrants, che anno dopo anno vede aumentare il numero di migranti che ne fanno uso, è tangibile anche sul piano strettamente economico. Come afferma lo stesso Chris in un’intervista rilasciata sul portale web Vita, “ogni giorno il Governo italiano spende in media 9 milioni di Euro per la gestione globale delle strutture di accoglienza per quello che riguarda l’ordinaria amministrazione e 630.000 Euro al giorno soltanto per la formazione e l’inserimento lavorativo degli immigrati. Questa è la spesa. Il ritorno sull’investimento è che dei titolari di uno status solo il 2,4% trovano occupazione professionale per più di 6 mesi”. Al contrario, Mygrants, per formazione ed inserimento nel mondo del lavoro di un milione di potenziali utenti, costerebbe appena 87.000 Euro al giorno.

Mygrants è online da aprile 2017 e ad oggi ha raggiunto 47mila trainees in Italia e 12mila in Africa (tra Costa d’Avorio, Ghana, Senegal e Nigeria) che passano di media 240 minuti, quindi 4 ore al giorno, ad informarsi e formarsi. Ad oggi Mygrants ha contribuito ad avviare ben 920 percorsi lavorativi.

La strada da fare, per Chris e Mygrants, è ancora lunga, ma il software, nella sua relativa semplicità, è l’ulteriore dimostrazione di come la gamification sia un principio efficace ed utile anche quando si ha a che fare con fenomeni sociali su scala globale.

Ci auguriamo che l’iniziativa di questa giovane start-up possa incontrare la fortuna e il supporto che merita.

 

Lorenzo “Kobe” Fazio

Gamification del budget con Fortune City

Farsi un’idea sull’andamento delle proprie finanze è quanto mai fondamentale per gestire al meglio le spese, soprattutto nei momenti di maggior difficoltà. Pianificare gli investimenti, avendo una profonda consapevolezza di dove finisca buona parte del proprio stipendio, può tornare utile per reperire all’occorrenza risorse extra.  Conoscere nel dettaglio la propria liquidità è un passaggio obbligatorio per sapere quando è concesso un piccolo strappo alla regola, un regalo lontano dalle feste comandate, una vacanza organizzata all’ultimo minuto.

Redigere un bilancio, aggiornalo costantemente e consultarlo prima di ogni acquisto, può tuttavia risultare complicato e soprattutto noioso. Da sempre, esistono numerosi software e applicazioni che, in linea prettamente teorica, si pongono l’obiettivo di facilitare il compito all’utente di turno, ma questo genere di prodotti sono per lo più utilizzati da un pubblico già di per sé esperto e quanto mai scrupoloso quando si tratta di soldi.

fortune city gamification finance

Fortune City, app disponibile su iOS e Android, vuole invertire questa tendenza, rendendo più pratico, attraente e divertente il conteggio delle entrate e delle uscite, ovviamente tirando in ballo la gamification, trasformando il tutto in un vero e proprio videogioco, in un gestionale con cui plasmare e progressivamente ingigantire una metropoli virtuale, abitata da buffi personaggi dalle proporzioni deformate.

Il principio è molto semplice: ogni volta che si registra sul software un’entrata o una spesa, viene eretto un nuovo edificio, che contribuisce ad accrescere il bilancio virtuale della città di cui sarete il sindaco.

Il vostro capo vi ha finalmente addebitato lo stipendio? Registrando l’ammontare in Fortune City vedrete erigersi una nuova banca. Siete andati a cena fuori? Aprirà un ristorante. Avete cambiato smartphone? In pochi secondi sorgerà un negozio di elettronica.

Le categorie preimpostate sono molte, ma nulla vi vieta di crearne di nuove e specifiche, ognuna con una corrispettiva tipologia di strutture che verranno a crearsi di volta in volta.

L’efficacia del software, ciò che vi spingerà a registrare puntualmente ogni variazione al vostro bilancio, proprio sfruttando i principi della gamification, si palesa nell’interdipendenza che si crea tra gli aggiornamenti finanziari riportati nel software e il progressivo accrescimento della metropoli.

gamification finanza

Esattamente come accadrebbe in un qualsiasi strategico in tempo reale, come già suggerito ogni edificio produce dei beni, utili per potenziare ed ingrandire ogni negozio, invitare nuovi personaggi a popolare la città, acquistare skin con cui personalizzare l’aspetto estetico dello scenario. Non mancano altre meccaniche ludiche meno impattanti, assolutamente secondarie e spesso ripetitive, piccoli incarichi come il ritrovamento di alcuni oggetti, missioni che pur che contribuiscono ad arricchire il proprio patrimonio virtuale.

Se la parte prettamente ludica funziona e stimola efficacemente l’utente, non è da meno quella puramente gestionale. Grafici e tabelle, facilmente raggiungibili dal menù posto nella parte inferiore dello schermo, mostrano l’andamento delle proprie finanze, in quale ambito si affrontano le spese maggiori, la riserva di contanti e la quantità di denaro depositata su carta di credito o in banca.

fortune city videogame finanza

Fortune City non pretende di avere una profondità di gameplay tale da imporsi come un autentico passatempo, ma riesce perfettamente nel suo intento: incentivare l’utente a tenere traccia delle sue spese, coinvolgendolo, grazie alla gamification, nella costruzione di una città che può prosperare solo appuntando giornalmente qualsiasi variazione al bilancio.

Fortune City è disponibile al download in forma gratuita su Google Play e App Store, o sottoscrivendo un abbonamento di 3,99 € al mese con cui avrete accesso a strumenti di monitoraggio e calcolo ancora più raffinati.

 

A cura di Lorenzo “Kobe” Fazio

Gamification della musica con Syntorial

Tra le attività che richiedono più applicazione ed impegno, va certamente annoverata l’acquisizione di abilità, conoscenze, tecniche necessarie per suonare uno strumento. Elevarsi ad un livello superiore dal semplice strimpellare con gli amici, significa attraversare una lunga formazione, con tutto ciò che ne consegue in termini di energia e tempo profusi nel raggiungimento dell’obiettivo prefissatosi. Quale migliore metodologia se non trasformare il processo di apprendimento alla stregua di un videogioco con un processo di Mastery costante ed una serie di sfide via via più complesse?

 

Niente di meglio che un po’ di gamification per rendere il tortuoso percorso più leggero, piacevole, facile da superare. Devono aver pensato proprio a questo i ragazzi che compongono Audible Genius, piccola software house capitanata dall’intraprendente Joe Hanley che ha ben deciso di unire in un unico progetto le sue competenze in qualità di insegnante, musicista e programmatore.

Syntorial, come lascia intuire il nome stesso del software, è una sorta di tutorial interattivo con cui imparare a suonare il sintetizzatore, un corso, che integra brillantemente teoria e pratica, grazie al quale impadronirsi del lessico e degli strumenti che lo compongono.

gamification music syntorial

La produzione di Audible Genius, disponibile a pagamento, ma testabile tramite una corposa demo gratuita, si divide in due distinte sezioni che si alternano pedissequamente, una lezione dopo l’altra.

Da una parte abbiamo la teoria, video d’introduzione che spiegano il funzionamento di indicatori ed icone che compongono il sintetizzatore virtuale, sempre ben visibile nella parte centrale della schermata. Per quanto ogni concetto sia espresso con termini piuttosto semplici, naturalmente solo in lingua inglese, soprattutto nelle sezioni più avanzate diventa quasi obbligatorio possedere una tastiera collegabile al proprio PC e, soprattutto, avere dimestichezza con i concetti basilari della composizione musicale.

Sebbene concepito per un pubblico di neofiti, infatti, Syntorial resta pur sempre un software ideato per musicisti, aspiranti beniamini acclamati dagli appassionati di vaporwave, retro wave e generi affini, che tuttavia vogliono imparare divertendosi, provando immediatamente con mano quanto gli viene insegnato.

imparare la musica gamification

L’altra anima del programma, infatti, si compone di esercizi che mirano a mettere in pratica quanto appreso, autentici puzzle da risolvere, con tanto di valutazione e voto finale. In base alle nozioni enunciate nella parte teorica, il software pone come obiettivo la riproduzione di un breve motivo di poche note, modificando indicatori ed effetti che compongono il sintetizzatore virtuale.

Nulla vieta all’allievo, durante le prove per far combaciare il più possibile il sample dell’esercizio con quello che sta ricreando, di salvare in qualsiasi istante una combinazione sonora particolarmente riuscita, da riutilizzare liberamente in un secondo momento.

Feature solo superficialmente secondaria, svela in realtà le reali potenzialità e l’intento fondante di Syntorial, laboratorio in cui sperimentare, giocare e prendersi delle libertà, grazie a quanto appreso nella parte teorica.

Composto da 199 lezioni e altrettante prove, divise a loro volta in diversi piccoli esercizi, la creatura di Audible Genius è uno strumento ideale per imparare ad utilizzare il sintetizzatore. La miscela di teoria e pratica, due facce di una stessa medaglia che si alternano senza soluzione di continuità, è un mix ideale per imparare divertendosi, ennesimo esempio di quanto la gamification sia utile e proficua a fini didattici.

Articolo a cura di Lorenzo “Kobe” Fazio

 

Gamification della mobilità sostenibile – Pin Bike

L’inquinamento ambientale è un tema molto dibattuto, soprattutto ultimamente, dopo che la sedicenne Greta Thunberg è riuscita a unire i giovani di tutto il mondo per promuovere il rispetto per il nostro pianeta.
Noi, nel nostro piccolo, possiamo contribuire alla causa, attraverso gesti quotidiani e accortezze a cui prima, sbadatamente, non pensavamo. In questo caso la tecnologia viene in nostro soccorso, attraverso app o iniziative che ci consentono di cambiare le nostre abitudini e renderle più eco-friendly grazie all’introduzione della gamification.

Nel caso della gamification, abbiamo già trattato della sua declinazione green, avanzata soprattutto da aziende estere, principalmente americane.
In Italia il panorama è un po’ più desolante, ma ciò non vuol dire che non esistano idee accattivanti e funzionali in ambito ecologico, e non solo.
In questo discorso, l’esempio perfetto è rappresentato da Pin Bike, un’iniziativa che unisce dispositivi creati ad hoc e smartphone per incentivare l’utilizzo della bicicletta nelle città.
L’idea proviene dalla start-up pugliese FB Innovation, già premiata negli scorsi mesi per l’impatto ottenuto nell’ambito dell’innovazione e dell’impresa, in particolare modo a livello locale.

Pin bike gamification

Per testare Pin Bike basta scaricare l’app gratuita dal catalogo di App Store di Apple e Play Market di Google e averla nel proprio telefono.
Questo però non vuol dire che Pin Bike sia una semplice applicazione, ma il suo fulcro è rappresentato da un dispositivo bluetooth da montare sul mozzo della ruota anteriore della propria bicicletta.
Tramite la sinergia tra l’app – che fa riferimento al GPS del nostro smartphone – e il dispositivo installato, avremo tutti i dati principali legati alle nostre pedalate: andatura media, chilometri percorsi e così via.
In breve: il dispositivo sulla ruota raccoglie le varie statistiche e le manda all’app, che le registra cronologicamente.

gamification bici green

Da qui avviene poi il passaggio alle meccaniche da gamification: tutte le statistiche raccolte vengono trasformate in punti, i quali ci consentono di ottenere degli sconti su articoli sportivi negli e-commerce. Inoltre, nelle città aderenti, i punti possono essere spesi anche per avere promozioni nei negozi o nei ristoranti vicino a noi.
Attenzione, però, che non si può barare usando il dispositivo su mezzi più veloci per accumulare più punti del dovuto, perché il dispositivo riconosce unicamente l’andatura della bicicletta.
Di conseguenza, il solo modo di sentirsi appagati e ottenere gli sconti desiderati è pedalare.

Il sistema a punti – i quali si dividono in punti nazionali e in punti urbani – si basa dunque sul concetto di ricompensa (reward) tipico della gamification, eppure la più grande qualità di Pin Bike risiede nella sua capacità di creare una vasta community composta da soggetti differenti: cittadini, commercianti e rappresentanti dei comuni creano una forte rete all’interno della quale ognuno gioca un ruolo attivo per diffondere l’idea di trasporto ecosostenibile e salutare, e supportare le realtà locali. Nel caso dei comuni, poi, è molto interessante notare la funzionalità di Pin Bike: tramite i dati raccolti dall’app, i vari comuni riescono ad avere una panoramica su come viene utilizzata la bicicletta in città, in quali zone principali, e di conseguenza avviare politiche ed iniziative volte a supportare lo spostamento su due ruote.
Persino aziende ed enti più grandi possono entrare a far parte di questa fitta rete, nonostante il luogo di lavoro sia difficile da raggiungere in bicicletta. In questo caso Pin Bike promuove il carpooling, cioè la condivisione dell’auto tra più lavoratori, con lo scopo immutato di inquinare meno e far ottenere punti a chi utilizza l’app.

pin bike punti

Pin Bike dunque si presenta come un’idea all’apparenza semplice ma profondamente geniale che trae dal mondo videoludico il concetto di reward e di community per diffondere un’ideologia positiva e proficua nell’ottica ambientale ed economica delle città.
È inoltre molto apprezzabile la partecipazione costante dello staff di FB Innovation. Sia nello store iOS che Android le diverse considerazioni degli utenti sono seguite da una risposta da parte del team. Anche il sito ufficiale permette di avere immediatamente un’idea chiara di cosa sia Pin Bike, attraverso video tutorial che spiegano come installare il dispositivo.
A proposito, questo può essere prenotato – sempre dal sito -, attraverso l’inserimento dei propri dati personali per averlo spedito comodamente a casa.
pin-bike-sessione

Il pacco inviato offre, con piacevole sorpresa, non solo il dispositivo da installare sulla ruota, ma anche una lucina di segnalazione, un targhetta catarifrangente sponsorizzata Pin Bike, e degli elastici che consentono di tenere il nostro smartphone saldamente attaccato alla nostra bicicletta, permettendoci di controllare le nostre statistiche registrare nell’app mentre pedaliamo.

Insomma, l’Italia può essere indietro nella diffusione di una cultura ecofriendly rispetto agli altri paesi occidentali, ma esempi come Pin Bike dimostrano le potenzialità della nostra mentalità, capace di fondere ambiti e soggetti distanti, per ottenere risultati benefici sia nella vita individuale del cittadino, sia nelle piccole realtà commerciali, ma anche in campo politico e aziendale.

Articolo a cura di Lorena Rao

Joule Bug – gamification del pianeta

Ogni giorno assistiamo a notizie allarmanti legate alla salute del nostro pianeta: immense isole di plastica si formano negli oceani, carcasse di animali arenano sulle spiagge, i ghiacciai si disciolgono, e cataclismi naturali come terremoti e inondazioni affossano intere città. Ci ritroviamo a vivere in un mondo sempre più inquinato e ostile, a causa di una concezione errata che pone l’uomo e il suo progresso al di sopra degli equilibri naturali che regolano il nostro pianeta.
Non si tratta però di un discorso esclusivamente collettivo, in quanto una corretta informazione ed educazione del singolo individuo contribuisce enormemente ad avere un mondo più pulito, vivibile e, soprattutto, rispettato.  La gamification può essere una valida alleata: abbiamo visto nei diversi interventi qui presenti come l’adopero di meccaniche ludiche in prodotti ad esse estranee riescono a motivare il singolo utente nell’ottenere obiettivi legati alla vita quotidiana e migliorare le proprie abitudini.

Questo concetto si piega perfettamente a una cultura più ecologica e attenta all’ambiente, tanto che al giorno d’oggi si parla più specificatamente di green gamification.

 

Eppure, non è stato semplice trovare applicazioni appartenenti a questa tipologia: nella nostra ricerca, oltre a classiche app dedicate a una corretta differenziazione dei rifiuti, siamo finiti su Green Me!, un’app gratuita disponibile per Android e iOS, realizzata dalla compagnia americana Incelligence. Si tratta di un prodotto datato, tant’è che l’ultimo aggiornamento risale addirittura al 2011.
Forse è proprio per questo che, una volta scaricata, l’app si arresta in modo anomalo non permettendo alcun tipo di interazione. Ci chiediamo quindi come faccia ad essere ancora presente sugli store.
Un vero peccato, perché il suo concept rientra perfettamente nell’ambito della green gamification.
Essenzialmente, Green Me! ha un’interfaccia – davvero scarna e obsoleta – organizzata sotto forma di una calendario. Ogni giorno possiamo selezionare cinque pratiche quotidiane eco-friendly, ognuna appartenente a diverse e numerose categorie (lavoro, comunità, abiti, giardino e così via). Più obiettivi portiamo a compimento, più il riquadro che circonda il giorno del calendario diventa scuro. Una meccanica davvero semplice ma vincente, perché si basa sul desiderio di noi utenti di completare gli obiettivi al 100%. Inoltre, le numerosissime categorie permettono ogni giorno un tipo di sfida diverso, invogliandoci a testare nuove abitudini ecologiche che impattano positivamente in diversi aspetti della vita quotidiana.
Ripetiamo, questo è il concept a livello ideale, perché non abbiamo avuto modo di testare l’app in prima persona.

Non nascondiamo un certo sconforto, non solo legato allo stato di abbandono di Green Me!, ma soprattutto per la difficoltà di individuare un’app che utilizzasse processi tipici della gamification che andasse oltre il miglioramento individuale per uso personale, a favore invece della collettività.
green gamification

Sviluppata dall’omonima azienda americana, JouleBug è una app gratuitarivolta al risparmio energetico e all’eco-sostenibilità, attraverso logiche di gamification come la proposizione di sfide che noi utenti dobbiamo superare.
Le prove riguardano numerosi e diversi ambiti della vita quotidiana, attraverso i quali possiamo contribuire a ottenere abitudini eco-friendly.
Si va dal riciclo di bottiglie di plastica, all’uso accorto di dispositivi elettronici, sino ad arrivare ad iniziative più specifiche: ad esempio, in questi giorni, vi sono proposte che riguardano gli incarti dei regali di natale, le luci decorative usate per le festività, ecc.

schermata-1

JouleBug, attraverso dei badge accattivanti, ci propone di compiere azioni che hanno un impatto positivo sull’ambiente: per lasciarvi intendere, nella sezione dedicata alla borracce (Bottle Rocket), ogni volta che riutilizziamo un contenitore in alluminio al posto delle classiche bottigliette di plastica, possiamo mandare un “buzz”, attraverso un semplice comando touch sull’apposito tasto. Questa operazione ci consente di ottenere dei punti – divisi in Buzz Bonus e Earth Bonus (quest’ultimo è quello che ci segnala il nostro supporto al pianeta) – fondamentali per gareggiare nella classifica in cui sono presenti gli altri utenti.

schermata-2

In generale la componente social è molto forte in JouleBug: ogni volta che si raggiunge un obiettivo, è possibile condividere il risultato sui social come Facebook e Twitter, inoltre è possibile  diventare follower dei i vari giocatori per vedere le sfide da loro affrontate e superate.

La motivazione nel compiere azioni eco-friendly non deriva esclusivamente dalla competizione tra i fruitori, ma dai suddetti Buzz ed Earth Bonus e, non per questo meno importante, dal risparmio in termini economici con il Wallet Bonus: l’app infatti ci segnala quanti soldi risparmiamo diminuendo il consumo di acqua, elettricità, cibo ecc.
schermata-4

Lo stile veramente curato, il massiccio numero di prove, l’uso parallelo dei social, e le meccaniche che spronano la competitività tra gli utenti, rendono JouleBug un prodotto interessante, soprattutto perché tutto ciò punta a uno scopo nobile come l’assimilazione di uno stile di vita più rispettoso del nostro pianeta. Ricordiamo però che, essendo un’app americana priva di localizzazione, JouleBug utilizza il dollaro come valuta ed è totalmente in inglese. I più esperti in lingue anglofone possono godere dei simpatici giochi di parole che caratterizzano le diverse sfide.

La speranza dunque è di vedere una produzione italiana di applicazioni o iniziative che sfruttino la green gamification per diffondere il rispetto e la salvaguardia del nostro territorio.

schermata-6

Articolo a cura di Lorena Rao

EteRNA – gamification per la scienza medica

Quando si parla di Gamification, il primo pensiero va alle app e ai mobile games, prodotti che a primo impatto sembrano rivolgersi a un pubblico meno avvezzo al gaming tradizionale. Eppure, tralasciare l’immenso mondo di internet vorrebbe dire perdersi progetti epocali come EteRNA. Ideato e realizzato da uno piccolo staff della Carnegie Mellon University – tra cui figura l’informatico Adrien Treuille -, EteRNA è un puzzle-game basato sull’RNA, come si può evincere simpaticamente dal nome stesso del gioco.

eterna gamification medicina

Per i non addetti ai lavori, l’RNA è un acido ribonucleico di struttura simile a quella del DNA, che interviene nella sintesi proteica e nella traduzione dell’informazione genetica (definizione tratta da Garzanti).
Le molecole di RNA sono composte da quattro proteine – Adenina, Uracile, Guanina, Citosina – che legate tra loro trasmettono messaggi ai geni. Sapere intervenire su tali legami consentirebbe di evitare che i geni vengano alterati dai virus in grado di decodificarli. Di conseguenza la scienza tenta di avanzare spedita, dato che la sperimentazione sui codici di RNA vuol dire avvicinarsi alla soluzione contro malattie attualmente incurabili come l’AIDS, la tubercolosi o il cancro.

eterna-screen-1

Il gioco, fruibile gratuitamente attraverso il sito ufficiale, ci mette davanti a dei puzzle rappresentanti molecole di RNA slegate, le quali devono essere unite seguendo poche e precise regole fino ad ottenere una particolare forma.
Gli elementi con cui interagire sono quattro, ovvero le proteine sopramenzionate. Ognuna di loro, contraddistinta da un colore specifico, deve essere connessa a un’altra, e fare in modo che la molecola ottenga la forma richiesta dall’obiettivo.
Più andremo avanti, più i livelli saranno difficili, proponendoci forme sempre più intricate.
Per raggiungere lo scopo, bisognerà stare attenti ai legami, in quanto non avremo la totale libertà di interazione, ma dovremo tenere conto di norme scientifiche.
Di seguito ecco le combinazioni possibili per effettuare le connessioni:

 

– Guanina (G) – Citosina (C): è il legame più forte

– Adenina (A) – Uracile (U): è più debole del precedente, ma se alternato in sequenza diventa più forte

– Guanina (G) – Uracile (U): è il legame più debole

eterna-screen-2

Basta selezionare con il cursore una specifica proteina per colorare un nucleo bianco e provare le diverse combinazioni. Più andremo avanti, più comandi avremo a disposizione, come la possibilità di colorare direttamente in coppia i nuclei bianchi, scambiarli, e così via.
In generale il gioco si basa esclusivamente sul legare opportunamente le quattro proteine in modo tale da ottenere la forma della molecola richiesta.

Il rigore attraverso il quale si effettuano le connessioni non deve intimorire chi non ha un buon rapporto con la biologia, in quanto il gioco, attraverso semplici suggerimenti in lingua inglese, ci accompagnerà passo dopo passo.

Tuttavia, l’aspetto più interessante di EteRNA è il supporto della community, davvero estesa sin dal 2011, anno di inaugurazione del gioco.
Gli utenti possono interagire tra loro attraverso una chat in cui scambiarsi consigli e suggerimenti. Ne viene fuori un confronto tra persone appartenenti a diversissime fasce di età e occupazioni, dando prova dell’incredibile potere aggregante di internet. Inoltre, superate le prime fasi e acquisito un determinato punteggio nella rank mondiale è possibile creare i propri livelli e renderli disponibili a tutti gli utenti.

Anche il comparto sonoro gioca un ruolo importante, in quanto ogni combinazione darà origine a un suono: se la connessione è appropriata, verrà fuori un effetto sonoro armonico, a differenza di quando creiamo legami non adeguati.
Questo elemento, assieme al concept intuitivo e al sostegno della community creano una sinergia che rendono EteRNA un progetto valido dal punto di vista ludico.

eterna-screen-3

Ma come fa il gioco a essere utile anche nella ricerca?
EteRNA, supportata pure dalla Stanford University, dalle Bill e Melinda Gates Foundation e dalla National Istitute of Health, propone un metodo alternativo per dare un valido contributo alla ricerca rispetto ai canoni accademici. Come? Semplicemente, i puzzle creati dagli utenti sotto-forma di molecole possono essere inviati agli istituti per essere verificati e, in seguito, sintetizzati in laboratorio.
Il rigore scientifico trova preziosi alleati nella fantasia e nell’intuizione degli utenti, i quali, senza alcun freno, riescono a creare vere e proprie opere di design scientifico.

Nel caso di EteRNA, la Gamification assume una duplice forma, strettamente legata all’apporto della community: una puramente didattica che trova forma nella chat in cui avvengono i confronti e le disquisizioni tra gli utenti in seguito alle combinazioni realizzate in game, e una più profonda dedita alla ricerca e alla sperimentazioni.

Proprio per questa ragione il gioco è stata oggetto di numerosi articoli accademici pubblicati sulle principali riviste scientifiche, come ad esempio il Journal of Molecular Biology.
EteRNA viene anche citato nel celebre documentario Lo and Behold – Internet: il futuro è oggi (2016) di Werner Herzog incentrato sui risvolti – positivi e non – della tecnologia e di internet. EteRNA , ovviamente, figura tra gli esempi più strabilianti del web.

Articolo a cura di Lorena Rao

Il miglior progetto di gamification per fitness

Hai voluto la bicicletta? Adesso pedala! Sì, ma non c’è tempo, le condizioni meteo non sono sempre favorevoli, le strade vicino casa sono pericolose e difficilmente praticabili; queste e altre giustificazioni diventano delle condizioni sempre più stringenti nei confronti di una sana attività fisica all’aria aperta. Questo accadeva prima che arrivasse Zwift sui nostri device, una piattaforma che unisce attività fisica e logiche di gamification, portando l’hi-tech nelle nostre case per attività fisica indoor.

zwift gamification sport

Per poter iniziare le nostre avventure ciclistiche è necessaro acquistare degli speciali rulli, il cui costo varia dai 200 ai 1200 euro, sui quali stabilizzare le ruote della nostra bicicletta così da poter pedalare restando fermi nel nostro salotto. Inoltre è necessario collegare un sensore di cadenza e di velocità con ANT+ o Bluetooth per rilevare la nostra prestazione e visualizzare i movimenti sullo schermo di un PC, TV o smartphone. A questo punto il settaggio “fisico” è completo e ci basterà scaricare l’app ufficiale per poter iniziare a visualizzare su schermo i luoghi attraversati dalle nostre pedalate domestiche.

zwfit-allenamento

Nella modalità Explore routes sarà possibile immergersi nella Prudential RideLondon o nel percorso di Richmond (2015 UCI World Championships)o ancora nel mondo inventato Watopia. La varietà delle ambientazioni contribuisce a tener vivo l’interesse dei giocatori neofiti maggiormente inclini all’esplorazione in stile videogioco “open world” piuttosto che ai dati delle proprie performance:  pianure, vulcani, mare o ostiche montagne da scalare come l’ambientazione UCI 2018 di Innsbruck-Tirol. Oltre alla modalità libera è possibile attivare un percorso di allenamento periodico e puntuale messo a punto da alcuni dei migliori ciclisti al mondo. I workout si adatteranno alla forma fisica individuale consentendo sia allenamenti individuali che di gruppo.

zwift-bici

Zwift  offre anche la possibilità di customizzare il tuo aspetto. Innanzitutto, è possibile personalizzare l’aspetto fisico generale: baffi, barba, una treccia lunga o una bella criniera ondeggiante, tutto è possibile. Anche il casco e gli occhiali da bicicletta possono essere personalizzati secondo i tuoi gusti. Ciò che forse è più divertente da personalizzare sono le maglie, la bicicletta e le ruote. Si parte sempre con gli stessi vestiti, ma più chilometri si percorrono, più attrezzatura puoi sbloccare. È anche possibile partecipare a sfide o a offerte esclusive che permettono di sbloccare alcune maglie. Per rendere il gioco ancora più esclusivo, alcune maglie possono essere sbloccate solo per un tempo limitato.

zwift-personalizzazione

Zwift offre una pluralità di obiettivi da portare a termine. Dal pedalare per 100 chilometri ad una discesa virtuale a 100 km/h pssando per il raggiungimento di 500 watt di potenza. Una volta sbloccato l’achievement, un badge comparirà nella vostra pagina profilo.  Vi sono anche Challenge di lungo periodo. Al momento ve ne sono tre:

Attualmente, è possibile selezionare tre diverse sfide.

  • Mount Everest Challenge, salite per un totale di 8.850 metri
  • Ride California, pedalate per un totale di 1283 chilometri
  • Tour Italy, pedalate per un totale di 2000 chilometri

zwift-challenge-italy-768x515

Attraverso la funzione Companion, è possibile gestire funzionalità social durante le sessioni di pedalata. Sarà possibile catturare degli screenshot dei percorsi virtuali e condividerli con amici o a mezzo social network.  Inoltre, l’applicazione permette di cambiare facilmente direzione, dare Ride On ad altri, salutarli o incoraggiarli con alcune espressioni.

La mini mappa è molto pratica perché permette di seguire il percorso. Ti piace dare RideOns (kudos)? Se clicchi sulla freccia, darai automaticamente elogi ai 5 ciclisti più vicini. È possibile farlo una volta ogni 15-30 secondi. Se hai già dato RideOns a qualcuno, Zwift non lo fa di nuovo, naturalmente…

watopia-zwift-companion

Ad oggi Zwift è sicuramente uno dei più complessi e meglio progettati esempi di gamification in ambito fitness. Uno sforzo che ha riguardato tanto la componente tecnologica, fisica e digitale, quanto la progettazione ed implementazione di logiche di gamification.

 

 

Le favole diventano interattive con la gamification

Chi è adulto, ricorderà con affetto l’abbraccio dei genitori prima di cedere al sonnellino, mentre ascoltava una favola sfogliata da un libro o narrata attraverso la fantasia di mamma e papà.
Con la tecnologia e l’intromissione della Gamification in diversi ambiti della vita quotidiana, persino le favole possono sopravvivere e adattarsi alle dinamiche dei tempi moderni. Anzi, addirittura, offrire qualcosa in più.
È da questa idea che nasce Mash&Co., un’app per smartphone e tablet ideata da Vincenzo Merenda e Katrin Ann Orbeta e sviluppata dall’omonima start-up composta da un team internazionale.
Resa disponibile inizialmente nel 2013 per Windows Phone, Mash & Co. è in seguito approdata su App Store di Apple. A dicembre 2018 sarà disponibile anche su Play Market per i sistemi Android.
Mash&Co fiaba interattiva

Il nome dell’app trae origine da Mash, un funghetto dall’indole curiosa che vive in un villaggio dentro la foresta con i suoi genitori. All’improvviso la piccola comunità fungina si ritrova senza acqua, così il piccolo protagonista decide di avventurarsi per trovare una soluzione alla grave siccità che attanaglia il villaggio. Alla partenza Mash fa la conoscenza di Periwinkle, una lumaca esuberante, che decide di aiutare il giovane nel suo lungo viaggio.
Da questo incontro ha origine la storia interattiva di Mash&Co., divisa in episodi, ognuno dei quali strutturato in puzzle game volti a migliorare le capacità dei bambini. L’intero pacchetto può essere acquistato al prezzo di 6,99, altrimenti è possibile acquisire separatamente i singoli episodi a 3,49 euro.

gamification favola

L’app è pensata per un uso congiunto di genitori e figli: prima di iniziare a giocare è richiesta la compilazione del profilo del bambino, consistente nella scelta di un avatar raffigurante i diversi personaggi di Mash&Co., la fascia d’età – suddivisa in 0-3, 3-4, e +4 anni – e un nickname.
Il profilo è utile per comprendere i progressi fatti dal bambino durante il gioco. Mash&Co. è infatti dotata di una forte componente didattica dedita all’insegnamento di valori come il rispetto della natura, l’importanza della famiglia e dell’amicizia, ma non solo: i diversi puzzle e mini-giochi mettono alla prova in maniera creativa la capacità di problem solving, oltre che veri e propri parametri come Interazione, Coordinazione e Riconoscimento.
Per accedere a questa sezione occorre toccare il tasto apposito in alto nella Home. A quel punto verrà chiesta una sequenza di forme geometriche da dover riportare per poter consultare la schermata con il diagramma dedicato ai parametri sopramenzionati.

gamification bambini

Interazione, Coordinazione e Riconoscimento vengono sollecitati attraverso i puzzle game che compongono gli episodi. Ad esempio, per raggiungere il Laboratorio di Farbenmaster – uno dei personaggi principali di Mash&Co. – occorre posizionare delle nuvolette, contraddistinte da forme e colore, nei riquadri tratteggiati per costruire una scalinata. Una volta giunti, il professore ci chiederà di inserire degli ingranaggi e delle ampolle per far partire un macchinario in grado di donare colore allo scenario.
Nel caso di episodi dedicati alla storia, oltre ai puzzle dai risolvere, l’esperienza fa fede anche sull’interazione. Basta infatti passare il dito sui personaggi o su elementi dell’ambientazione per far partire animazioni o conoscere i pensieri dei personaggi.
L’aspetto però più interessante, che evidenzia il desiderio degli sviluppatori di rendere partecipi i genitori, è la possibilità di potere intervenire con la propria voce. Questo perché in Mash&Co. la localizzazione riguarda solamente la sezione dei progressi e le finestre delle informazioni, il resto è privo di narrazione scritta e vocale. O meglio, tramite l’icona del microfono posto in alto sinistra, il genitore potrà registrare la propria voce e riprodurla in game. In questo modo le scene interattive potranno essere interpretate e descritte dalla voce adulta, che guiderà con fantasia le operazioni su schermo del bambino.

Forest Lump Mash&Co

Accanto agli episodi dedicati alla storia interattiva, sono disponibili dei mini-giochi, anche questi acquistabili nel pacchetto o singolarmente, basati principalmente sui comandi touch. Di seguito euna panoramica dei mini-giochi disponibili:

Forest Lump. In essa vengono rappresentate scene di vita quotidiana della foresta. In ogni sezione vi è un personaggio circondato da una moltitudine di oggetti. Poco dopo la presentazione l’intero schermo verrà coperto, salvo un piccolo cerchio lasciato scoperto. L’obiettivo è quello di scovare i tre richiesti. Si interagisce attraverso semplici comandi touch per scansionare la sezione e selezionare gli oggetti necessari al completamento del livello.

Color Match. Attraverso un macchinario bisogna generare i colori richiesti nei dipinti mostrati. I colori disponibili sono solo quelli primari, per cui è necessario mischiarli per ottenere tonalità specifiche come il viola o l’arancione.

-Star Game. Mash e Periwinkle osservano il cielo colmo di costellazioni. Per riconoscerle occorre collegare le stelle, ognuna dotata di una forma geometrica e un colore specifici, per individuare così le meraviglie luminose del cosmo.

– Snowball Attack. Grazie all’ausilio della dinamica di gioco con panoramica a 360°, si devono individuare i bersagli segnalati per colpirli con delle palle di neve. Per centrare l’obiettivo occorre posizione bene il mirino. Non appena diventerà colorato di verde, si potrà lanciare la palla.

minigiochi gamification

Tra i nove contenuti disponibili, oltre agli episodi portanti della storia e ai mini-giochi, vi sono brevi spezzoni animati -acquistabili al prezzo di 2,49 – che arricchiscono le avventure di Mash e Periwinkle.

L’interazione, per quanto ben costruita attraverso le meccaniche appena illustrate, non è l’unico aspetto riuscito di Mash&Co.: lo stile cartoonesco fatto di colori vivaci e variegati e da forme morbide e tondeggianti, caratterizza a dovere l’atmosfera fiabesca in cui opera il funghetto protagonista. L’immersione nel mondo di gioco è anche favorita da un comparto sonoro molto grazioso e orecchiabile, adatto alle diverse ambientazioni.

schermata-progresso
Oggi l’app viene usata da un’associazione francese che realizza workshop didattici ed educativi con bambini svantaggiati.
In generale Mash&Co. è una risposta originale e funzionale a chi vede con scetticismo l’uso delle nuove tecnologie nel mondo giovanile. Attraverso l’utilizzo di diverse elementi – storytelling, puzzle-game, animazione – Mash&Co. rende attuale il concetto di fiaba, e soprattutto offre la possibilità ai genitori di potersi divertire assieme ai propri bambini attraverso il gioco interattivo e virtuale.

Articolo a cura di Lorena Rao