Case study

Memrise: gamification per l’apprendimento

Sono trascorsi diversi anni da quando Memrise è stata lanciata sul mercato, ma a oggi non si è ancora trovato un valido concorrente che possa offrire, con le stesse ottime riuscite e offrendo il medesimo grado di divertimento, un apprendimento così rapido e indolore. Disponibile sia su iOS che su Android, Memrise negli anni si è evoluto moltissimo, partendo come semplice corso accelerato di lingue straniere e arrivando, a oggi, a essere una piattaforma che permette di apprendere qualsiasi tipo di nozione, dalla storia alla geografia. Il processo si basa interamente sul Visual Thinking, ossia il metodo per facilitare un apprendimento utilizzando, per l’appunto, un aspetto visivo, permettendoci di apprenderle più rapidamente e rafforzare anche la memoria visiva.
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L’insegnamento delle lingue – ma anche delle capitali di una nazione, degli avvenimenti storici e così via – avviene proprio tramite tale modalità appena descritta in Memrise: vi verranno proposti dei gruppi di parole, divisi in quattro rettangoli, con delle scritte molto grandi, intervallati anche da piccole clip video nelle quali persone comuni pronunciano le parole che stiamo imparando. Nella versione base, che è completamente gratuita, è possibile avviare le prime lezioni di molte lingue diverse dall’italiano, ma pensiamo, per esempio, all’inglese, che è sicuramente la lingua più utile da apprendere per noi italiani.

Le prime lezioni intervalleranno modi di dire, convenevoli e saluti, non solo scritti ma anche recitati da ragazzi e ragazze: questi, con degli accenti diversi e con delle inflessioni dialettali che potrebbero metterci in difficoltà, ci aiuteranno ad apprendere meglio le parole iniziali della lingua che abbiamo scelto di apprendere. Il sistema che Memrise offre si definisce Mems, ossia delle immagini che accompagnano le parole. Tra l’altro viene data la possibilità anche di proporre dei mems, che dovranno poi essere valutati positivamente o negativamente, così da evitare, chiaramente, problematiche che potrebbero sorgere con dei suggerimenti non del tutto consoni.
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C’è da dire, ogni caso, che Memrise non è privo di limiti: dopo un paio di ore di studio dell’inglese e della geografia, con quest’ultimo modulo che mi ha permesso di recuperare un po’ di informazioni perse negli anni successivi agli studi liceali, ciò che capita dinanzi ai nostri occhi è che l’applicazione mostra completamente il fianco alla grammatica. Il cuore dell’apprendimento delle nuove lingue è esclusivamente incentrato sulla pronuncia e sul comprenderne il significato, il che chiaramente non vi permette di apprendere una lingua al meglio e vi limita moltissimo nell’utilizzo della stessa. È un problema che poteva essere relativamente prevedibile, d’altronde parliamo di un’app che associa delle parole a delle immagini e che vi porta ad affrontare dei test quotidiani per valutare il vostro apprendimento e comprendere se effettivamente state imparando quanto mostratovi. Un’operazione utile, ma soltanto nelle prime lezioni: un esempio lampante potrebbe essere lo studio del giapponese, là dove anche solo riuscire a imparare un paio di kanji e l’alfabeto hiragana è un ottimo punto di partenza, pur restando privi di grammatica, che nella lingua giapponese è comunque relativamente più facile di molte lingue europee.
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Un altro aspetto che a lungo andare potrebbe diventare noioso riguarda anche le clip, che purtroppo tenderanno a ripetersi fino a diventare abbastanza stucchevoli: immaginare di poter avere, però, un database di clip così ampio sarebbe improponibile, ma allo stesso tempo ricordiamo che stiamo parlando di una versione base e gratuita di un’applicazione che, previo pagamento, può arrivare a offrire molte più lezioni e molti più contenuti. Veniamo, però, all’aspetto ludico e a ciò che giustifica l’impegno nella gamification di Memrise.

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Il nostro obiettivo è quello di trasformarci in un alieno di livello sempre più alto: ogni azione compiuta, ogni lezione appresa, otterremo dei punti esperienza che ci permetteranno di crescere sia di livello che di forma, ottenendo una testa sempre più grande, complice il sapere che ci sta pervadendo. Da bravi alieni dovremo necessariamente esplorare l’intera galassia, andando di pianeta in pianeta: all’inizio saremo “pronti al decollo!” e una volta completate le lezioni iniziali potremo andare verso “vengo in pace” e così via fino al decimo pianeta. Avremo dei punti, un indicatore delle parole imparate, un altro delle parole da rivedere, a seconda di come siamo andati nei test propostici, e anche il record delle serie più lunghe, oltre che alla barra del progresso che sotto si lascerà corredare anche da una classifica settimanale tra noi e i nostri amici.
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Ovviamente per andare oltre con le lezioni dovremo affidarci alla versione Pro, quella a pagamento, che ci permetterà di ottenere dei superpoteri imparando sette volte più velocemente rispetto alla versione gratuita che è, a tutti gli effetti, molto lenta nelle prime lezioni. Il costo, però, è di 59,99 euro per un anno, cifra che chiaramente fa venire meno l’aspetto prettamente ludico dell’app e la trasforma in un vero e proprio database di apprendimento linguistico. Dalla vostra avrete la possibilità di usare l’applicazione anche nella modalità offline, ma in un’epoca in cui si è perennemente connessi a internet tale feature si presenta con una veste leggermente superflua. La decisione finale, in ogni caso, sta sempre a voi.
Consigliamo questa approfondire review delle interfacce e meccaniche per chi voglia approcciarsi alla tecnicalità del design della gamification

Zombies, Run: correre giocando

Nonostante le filosofie di allenamento spesso si dividano equamente tra attività cardio e di potenziamento muscolare, correre e fare jogging restano le attività più immediate e alla portata di tutti. Farlo quotidianamente, però, non è sempre facile e immediato, ma se si ha uno stimolo divertente e un po’ di gamification dalla nostra può esserci sicuramente una spinta maggiore: e se quella spinta arriva da qualcuno che ci insegue è sicuramente ancora più utile.

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Per questo abbiamo provato Zombies, Run, un’app che tiene traccia delle vostre sessioni di allenamento cardio, come un normalissimo Runtastic, ma con l’aggiunta dell’elemento gaming, fondamentale per trasformare la vostra città in un ambiente post apocalittico completamente invaso dagli zombie. Aprendo l’app avrete la possibilità di aggiornarvi su quanto accaduto alla vostra metropoli, con aggiornamenti mascherati in notizie da giornale, informative varie e anche, chiaramente, novità sull’app in sé, che racconterà anche gli eventi specifici come per esempio, in questo periodo, quello dedicato a Halloween. Subito dopo potremo scegliere le nostre missioni, che si dividono in Story Missions, quindi quelle che riguardano la storyline principale, Training Plans, Airdrop, Supply, Interval Training e Race.

Ogni categoria risponde a dei metodi specifici di corsa: per fare qualche esempio, Supply ci accompagnerà, durante la nostra corsa, con un audio che ci spiega quanto importante sia recuperare quelle medicine che ci permetteranno di sopravvivere ancora qualche giorno contro gli zombie; con Race, invece, dovremo andare a soddisfare delle distanze molto ampie, fino ai 20 chilometri, e portare a casa determinati obiettivi. Ogni missione ci chiederà se vogliamo tracciare il nostro percorso tramite il GPS e da quale sorgente vogliamo ottenere la musica, se quindi utilizzare quella interna o se affidarci alla riproduzione esterna, ossia quella di Spotify o di Musica del nostro iPhone.
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Ovviamente oltre alle corse dovremo stare attenti anche alla nostra base, quindi se correre e scappare dagli zombie sarà fondamentale, quando saremo a casa, tranquillamente rilassati sul nostro divano, dovremo far fruttare i nostri sforzi e costruire una base che ci permetta di difenderci dall’invasione. La nostra base potrà ricevere dei level up, per i quali saranno fondamentali degli oggetti recuperati durante le missioni, quindi supply e simili, ma allo stesso tempo dovremo anche guardare i dati che ci vengono indicati in cima, ossia la salute e la felicità degli occupanti. Zombies, Run non vuole ergersi a gestionale di sopravvivenza, come Impact Winter di MojoBones, per esempio, ma indubbiamente si impegna per dare una maggior profondità all’aspetto videoludico spingendovi a fare attenzione a molti aspetti della fuga dagli zombie. Inoltre ogni elemento della nostra base che verrà costruito ci permetterà di avere un boost nella popolazione, che sarà fondamentalmente l’indicatore di quanto florida sia la nostra azione difensiva

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Con l’ultimo update è stata resa disponibile una missione in più a settimana, extra, senza dover necessariamente pagare: per accedere al gioco completo bisognerà invece sottoscrivere un abbonamento annuale da 27,49 euro, altrimenti pagare 4,49 euro al mese, un costo che potrebbe fungere da deterrente per molti provetti corridori, ma che è logico visto il supporto che viene dato costantemente al gioco con le missioni che vengono aggiornate settimanalmente per tenere sempre vivo l’interesse e per spingere sempre più a correre e a costruire la propria base. L’abbonamento servirà anche per poter avere le statistiche delle proprie corse e quindi avere un report di quelle che sono le nostre attività. Tutto sommato un’esperienza che può reggere anche in versione gratuita, a patto che non vogliate prendere davvero sul serio la salvezza della vostra città dai temuti zombie, un cliché del post-apocalittico sempre in voga, così come, d’altronde, la corsa. Un matrimonio che non può non funzionare.

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GlobeStamp gamification dei viaggi

La scorsa settimana, con il cadere delle fine di luglio e delle uniche ferie che mi sono concesso, ho deciso di muovervi in direzione Berkshire, una delle contee meno popolate dell’Inghilterra, ma che allo stesso tempo permette di scovare luoghi turistici come Windsor & Eton, o anche Reading, fino a piccoli borghi come Wokingham e Crowthorne. Proprio quest’ultimo è stato il mio punto di partenza quotidiano, la mia base operativa dalla quale raggiungere tutto ciò che mi circondava. Accompagnato come sempre da TripAdvisor, che da anni mi permette di apporre una puntina sulla mappa del mondo e conoscere la percentuale visitata della Terra, sentivo la necessità di un’altra app che fornisse al mio viaggio un senso di gamification. In passato c’era Swarm, l’app nata dalla scissione di Foursquare, ma col tempo gli adesivi e le classifiche, basate esclusivamente sulle amicizie, l’hanno mandata in pensione. Per questo ho deciso di lanciarmi su Globestamp, un underdog della gamification, presentata al pubblico come un progetto ambizioso, ma ancora molto acerbo.
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Anche Globestamp, così come Swarm, si basa su una lista di amici con i quali condividere le vostre esperienze e le vostre foto. Partiamo col dire che l’app si presenta più come un diario di bordo, che vi permette di ricordare ciò che avete fatto, ma l’obiettivo primario è quello di carpire dalle condivisioni dei vostri amici qual è il luogo verso il quale viaggiare la prossima volta: Globestamp permette, infatti, di pianificare la vostra vacanza, selezionando una città specifica e trovando tutto ciò che vi interesserà, dagli hotel (Stay) fino alle attività (Do) senza dimenticare i ristoranti (Eat) e le attrazioni turistiche (Visit). Cliccando sul profilo di un amico potrete vedere il suo diario di bordo, andare a curiosare su ciò che ha fatto, ciò che ha visto e replicare in toto la sua esperienza, aggiungendo alla wishlist i luoghi che sono stati già visitati. Ovviamente sarà possibile anche scegliere da voi, semplicemente utilizzando il sistema di ricerca, che si appoggia a Booking, Foursquare e TripAdvisor, logicamente. Il sistema di search non è infallibile e, complice sicuramente l’esser andato in città non proprio di prima scelta, non mi è stato sempre di molto aiuto. Al momento del check-in in un ristorante di Crowthorne, Globestamp lo ha subito riconosciuto, ma tramite search non è stato possibile nemmeno trovare la cittadina nel Berkshire e quindi non ho potuto pianificare i miei spostamenti. Un problema sicuramente, ribadisco, legato al mio aver scelto una meta poco consuetudinaria, ma confido in un miglioramento nel tempo.

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Una volta giunti nel posto che avete scelto per la vostra vacanza dovrete iniziare, necessariamente, a registrare tutti i vostri ricordi. Globestamp vuole che le foto vengano fatte con la sua app oppure caricate dal vostro rullino foto: nessuna preclusione, quindi, perché potrete anche condividere tutto sui vostri social, ma l’importante è ricordarvi di consegnarle poi a Globestamp. Questo perché ogni foto, ogni attività, vi permetterà di avere degli Stamps: più ne hai, più sconti e premi potrai avere. E qui si sviluppa, quindi, l’attività di gamification di Globestamp, che dopo aver mostrato il suo fianco da sharing si lancia nel cuore della propria attività. Ogni nuovo ricordo vi permetterà di avere due bollini, ogni 10 miglia percorse uno, ogni nuovo amico cinque e ogni bollino che gli altri metteranno sulle vostre foto, in segno di approvazione, come su Instagram, otterrete un bollino. A ognuno di essi corrisponderà, logicamente, un livello d’esperienza che parte dal Beginner e continua con Junior, Traveler, Adventurer, Conquer e Master. Le foto potranno anche essere candidate nei contest che Globestamp presenterà di volta in volta, come fotografare luoghi a Lisbona, Marrakesh, Dubai o Sao Miguel: non ci sarà bisogno di avere una fitta rete di amici, perché il concorso è completamente pubblico e vi permetterà di ottenere degli stamp anche da sconosciuti che stanno viaggiando come voi in quel momento. Il vincitore, in collaborazione con TravelStore, riceverà poi un coupon per un hotel, un’esperienza o un viaggio pagato, ma non sono specificati termini e condizioni, al momento. Qui, però, si palesa il problema principale dell’app: la scarsa diffusione. Per quanto Globestamp abbia dalla sua un’idea indubbiamente molto forte, che riesce a offrire un ottimo livello di condivisione e anche un rewarding accattivante, ha una forte lacuna dal punto di vista della diffusione. Da quando sono partito per Crowthorne fino a quando sono rientrato e poi ripartito per Londra, una settimana dopo, le foto candidate nel contest erano sempre le stesse. Probabilmente vincere sarà più facile, essendo in pochi a utilizzarla, ma se la teoria dello sharing è forte, la pratica scarseggia molto, vanificando anche tutti gli stamp da conquistare per le attività tra amici e di approvazione delle scelte compiute dai vostri conoscenti.

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Un’app simile è arrivata anche in Italia e si chiama PassaBorgo: pensata per valorizzare i borghi del centro Italia, il progetto permette allo stesso modo di ottenere dei timbri sul nostro passaporto digitale, ma impone il check-in ravvicinato al luogo da “collezionare”, così da evitare una collezione sfrenata dalla scrivania di casa e spingervi effettivamente a visitare i borghi per ottenere i distintivi e le ricompense adeguate. Premi che si trasformano, come per Globestamp, in sconti e convenzioni: basterà mostrare agli esercenti convenzionati il timbro del borgo visitato e ottenere, così, uno sconto sulle attività annesse. Features che sono molto più contenute della internazionale Globestamp, ma che a conti fatti, ragionando in maniera più contenuta, sembrano più accattivanti e più funzionali alle necessità di un viaggiatore. Mi sento comunque di trasmettere un pensiero universale: le app per i viaggi che provano a rimpinguare la propria offerta con delle meccaniche di gamification devono ancora trovare la giusta quadra e sarà fondamentale scoprire la chiave di volta per essere conosciute su larga scala, così da avere una fitta rete di iscritti che valorizzi anche lo sharing system, perché così è tutta teoria e davvero pochissima pratica.

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Epic Win – Gamification della to-do list

Che voi siate dei freelance o dei dipendenti, avrete sicuramente con voi una lista di cose da fare: la famosa to-do list, con tutti i compiti della giornata o, magari, della settimana. Impegni che si ripetono quotidianamente, incarichi da portare a termine entro una determinata scadenza, necessità casalinghe che devono essere sbrigate. Oramai tutti gli smartphone hanno un’app appositamente dedicata alle to-do list, dai promemoria ai più semplici e immediati allarmi collegati al vostro calendario: in qualche modo il vostro impegno vi sarà ricordato. C’è un momento durante il quale, però, la noia prende il sopravvento e avere una lunga lista all’interno della quale sono annoverate tutte le attività che dovete portare a termine non vi darà più alcun tipo di soddisfazione: per questo arriva EpicWin, l’app con elementi RPG che vi permetterà di portare a termine tutti i vostri compiti con il piacere del level up e del potenziamento del vostro alter ego.

Epic Win gamification todo list

Una volta entrati in EpicWin dovrete scegliere la vostra classe e il vostro avatar, che non influirà su ciò che accadrà successivamente, ma soddisferà un semplice vezzo estetico. Una volta deciso cosa voler essere, vi ritroverete nella schermata iniziale, un tutorial che vi mostrerà il funzionamento dell’intera app che, come anticipato poc’anzi, non farà altro che spingervi a completare i vostri task accumulando punti esperienza e, così, crescendo di livelli. Per ogni compito che andrete ad aggiungere alla vostra to-do list dovrete categorizzarla tra forza, stamina, intelligenza, socialità e spirito, ossia il parametro che andrete ad accrescere una volta soddisfatto l’obiettivo: dopo potrete anche decidere se far ripetere il task ogni settimana, ogni due settimane o in una data specifica. Chiaramente se si tratta di un impegno una tantum potrete anche evitare di scegliere tale voce. EpicWin, nella schermata di creazione del task, vi darà anche la possibilità di inserire un allarme e di conseguenza indicare il giorno in cui tale compito andrà portato a termine, così da non dimenticarvi assolutamente quali sono i vostri incarichi da concludere. Ultimo aspetto, ma non meno importante, è il dover indicare un valore di epicness, ossia i punti che otterrete una volta portato a termine il compito: il fatto che sia a vostra discrezione la quantità di punti da assegnare al task rende il tutto fin troppo casuale, dato che potreste decidere di assegnare il valore massimo – 300 – a tutti i vostri task. Tale scelta andrà un po’ a falsare quello che sarà l’ottenimento dei punti validi per il level up, ma EpicWin si affida al vostro totale buonsenso: questo perché offrire dei pre-set per tutte le attività che una persona potrebbe dover svolgere avrebbe richiesto un lavoro immenso agli sviluppatori, così come immense sono le possibilità per una persona che ha degli incarichi da compiere.

Epic Win missioni

Superato questo ostacolo, comunque, arriviamo al vero e proprio funzionamento dell’app, che è basata completamente sui task e sulle ricompense. La schermata iniziale della vostra applicazione ha una lista delle quest che avete inserito e che dovrete portare a termine: ogni volta che un compito sarà ultimato dovrete tenere premuto sulla rosetta, ossia l’indicatore dei punti esperienza guadagnati, e attendere che l’animazione porti la barra della stamina a svuotarsi completamente dopo un combattimento simulato. Il sistema non è molto intuitivo, dato che sarebbe stato più comodo utilizzare uno swipe laterale, comando che invece servirà per eliminare il task dalla vostra to-do list: in ogni caso completare una missione vi farà avere non solo del loot, quindi un premio per ciò che avete appena fatto, ma anche i punti esperienza che avevate scelto per quella data attività. Nella voce Profilo, quindi, oltre a un’immagine molto gagliarda del vostro avatar, avrete anche un recap di quello che è il vostro progresso, dai punti esperienza mancanti per il level up fino ai punti delle vostre skill. Nella pagina del loot, invece, l’app vi mostrerà un percorso su un binario fisso che vi conduce fino a un premio, indicandovi non solo le miglia percorse, ma anche l’oro collezionato: entrambi i valori sono figli del progresso che avrete effettuato completando i vostri compiti. Per il resto le attività RPG si limiteranno esclusivamente a essere annoverate, senza alcun tipo di beneficio per voi o per la vostra avventura. Più miglia riuscirete a compiere, però, e più loot avrete, così da andare ad accrescere le vostre statistiche, altrimenti collegate esclusivamente ai valori indicati nella fase di creazione di un task.

Epic Win gold e viaggio

EpicWin, insomma, offre una variante più divertente alle classiche to-do list, dando profondità a quella che è una mera e semplice lista della spesa: iniziare a soddisfare le necessità del quotidiano può portarvi a diventare un esperto guerriero, accumulare esperienza e sbloccare dei premi quando meno ve l’aspettate, tutto andando a incrementare il vostro livello, che inizialmente sarà quello di un Epic Failer, ma che piano piano crescerà dal Corporate Newboy all’infinito. Il collegamento, chiaramente facoltativo, con il vostro account Twitter potrà dare, infine, un aspetto molto più corporate alle vostre attività, pur mancando una vera personalizzazione del nostro avatar, che avrebbe dato sicuramente più profondità all’esperienza e all’accumulo del loot, invece inutilizzabile. L’app, per finire, non è gratuita, ma a pagamento e ha un costo, sia su iOS che Android, di 2,29 euro.

Treedom Gamification sociale e ambientale

La scorsa Estate ricevetti una mail dai fondatori di Treedom. Per chi ancora non la conoscesse si tratta di una società nata nel 2010 a Firenze con l’idea realizzare una piattaforma web che permette di piantare un albero a distanza e seguirlo online. Da allora il progetto è diventato una solida realtà con fatturati in costante crescita e, soprattutto, centinaia di migliaia di alberi reali piantati tra Africa, Latina e Italia.  Tutti gli alberi vengono piantati direttamente da contadini locali e contribuiscono a produrre benefici ambientali, sociali ed economici. Grazie a tale business model, Treedom fa parte dal 2014 delle Certified B Corporations, il network di imprese che si contraddistinguono per elevate performance ambientali e sociali.

Ogni albero di Treedom ha una pagina online, viene geolocalizzato e fotografato, può essere custodito o regalato virtualmente a terzi. Grazie a queste caratteristiche, l’albero di Treedom coinvolge le persone ed è al tempo stesso uno strumento di comunicazione e marketing per aziende.

L’idea iniziale venne a Tommaso Garcea e Federico Speroni durante l’epoca doro dei social games, il cui re incontrastato è stato lungamente Farmville di Zynga. Si quel gioco Facebook che consentiva di creare e gestire una propria fattoria piantando semi, accudendoli gli alberi per poi raccoglierne i frutti il tutto in continua relazione con altri giocatori reali che potevano aiutarci a tenere pulito, regalarci oggetti utili e tanto altro ancora.

Questi echi si sono riverberati nella attuale piattaforma che già a livello di interfaccia richiama molto per colori e stile l’universo del gaming.

Green Gamification Treedom
Partendo da una piattaforma che funziona e viene utilizzata, stiamo provando a ragionare su come sia possibile aumentare le logiche di coinvolgimento anche mediante tecniche di gamification. Una delle chiavi di partenza in ambito green è quella che definisco “HERO”, gli utenti vogliono sentirsi parte di un progetto più ampio in cui le loro azioni hanno ripercussioni positive su tanti altri soggetti. Ed è qui che bisogna lavorare per amplificare le interazioni presenti nella piattaforma dando una immediata visualizzazione ed informazione sugli impatti verso agricoltori, in termini di Co2 e sulle economie del sud del mondo. E’ importante che questi HERO inizino a riconoscersi e conoscersi formando gruppi a cui poter assegnare missioni.

Tutto il resto lo vedrete nei prossimi mesi online, si spera!

Fabio Viola porta la gamification in Treedom

Luxottica Factor – Gamification nel recruitment

“Hai il Luxottica Factor” ? Questo l’incipit che occhieggia nel sito. Il colosso degli occhiali ha deciso di fare recruitment tramite un approccio gamificato. Ma, in definitiva, non ci riesce. Vediamo perchè

Il primo approccio

Vengo a sapere per caso di Luxottica Factor, diciamo che ho visto il risultato del test che ha condiviso un mio amico su Facebook e colto da un raptus di nostalgia per il mio mancato passato da manager dell’industria dell’ occhiale, entro nel sito e decido di sottopormi al test. Questa la schermata di apertura. Non cominciamo benissimo. Mi aspetto di poter cliccare su queste icone, evidenti e centrali, ma vengo deluso, subito sotto trovo due alternative: Gioca o accedi. Strano, se ho già finito il test dovrei atterrare su una pagina differente, se invece viene creata un’area riservata appositamente per me, mi aspetto di poter entrare con un login, ma da un’altra parte.

Luxottica

Screenshot inizio test luxottica

Ma i problemi non finiscono qui. Clicco sul tasto “gioca” e la schermata che appare chiede se preferisco fare un social login o fare direttamente il test. Cliccando su “vai al test” mi ritrovo a dover fare una registrazione da zero. Cattiva segnalazione. Torno indietro, contrariato, decido di fare il social login, ma sorpresa: non funziona. Ritorno alla registrazione “from scratch” e, rassegnato, compilo i campi ed accedo finalmente al test.

Social login

Social login

Il test

Sono sincero. Dopo questi problemi e false partenze, per salvare la situazione servirebbe un appeal grafico eccezionale ed una user experience all’avanguardia ed ovviamente componenti di gamification contestuali e ben approfonditi. Ma purtroppo, non mi aspetta nulla di tutto questo.

Screenshot

Il test di luxottica

Mi rassegno al fatto che Luxottica ha deciso di acquisire dati senza troppo pensare alla mia esperienza utente, né al mio divertimento, o engagement che dir si voglia. Il test esordisce con “Scegli per prima la risposta nella quale ti rispecchi maggiormente e scegli se votarla con una o due stelle blu. Poi scegli la seconda risposta più adatta a te e assegnale una o due stelle azzurre. Lascia senza voto la risposta nella quale ti rispecchi meno”. Farraginoso. Perché dovrei dare necessariamente due risposte? In aggiunta a ciò, le risposte tra cui dovrei scegliere si assomigliano moltissimo e questo rende la scelta molto difficile. 12 risposte con un semplice scorrimento orizzontale. Non vi è traccia di progettazione ux, nè di engagement di alcun tipo.

Risultati

Rispondo con sincerità e il test rispecchia effettivamente ciò che sono: fantasioso, volitivo e imprenditoriale, non brillo in semplicità e velocità. Tutto vero. Ma oltre a questo il vuoto. O poco più. Luxottica mi dà la possibilità di condividere il mio risultato su facebook, ma anche stavolta, il social plugin non funziona. Subito dopo la (mancata) condivisione, appare una improbabile classifica che mostra quanti dei miei amici hanno il luxottica factor. 0%, ovviamente.

Infografica

Risultato del mio test – infografica

Pro e contro

Come sempre, sarò sincero: di buono in questo esperimento vedo solo l’intenzione – nobilissima – e la possibilità di riprogettare da 0 quest’esperienza. Un buon punto di partenza? Cercare sempre reference utili, ad esempio: questo è un buon modo per creare un test.  Bisognerebbe prendere appunti.

Se volete dirmi la vostra, come sempre ne sarò felice! Mi trovate su twitter

Salvo Mica

SF: All Access – l’ingresso di Ferrari nel mondo della gamification

Social SF All Access è il nuovissimo sito costruito con un sistema di gamification che permette ai fan del cavallino rampante di crescere di livello attraverso lo share di contenuti, opinioni e della loro passione per la Ferrari sui social media. Maggiore è la partecipazione, più alto è il punteggio guadagnato, si sale di livello e si ha accesso a contenuti esclusivi.

Per la prima volta Ferrari introduce logiche di Gamification in un suo progetto digitale, e lo fa in modo semplice e lineare. Efficace e perfettamente usabile. Certo però, da un colosso del genere mi sarei aspettato qualcosa di più. Ma vado subito nel dettaglio, osservando da vicino il prodotto.

Ferrari Social Community Gamification

Presentazione

Il sito di Ferrari all Access presenta in maniera chiara tutto il progetto in un colpo d’occhio. Mostra immediatamente la disponibilità dell’app (solo Ios, la versione Android non è disponibile), ed invita al social login tramite twitter e facebook. Subito sotto, troviamo un video che spiega in maniera efficace il progetto e la sua gamification. Due pollici bene in alto per il video. Efficace, conciso, chiaro, divertente: tiene un ottimo ritmo. Non mi fa rimpiangere il minuto e 46 secondi che ci ho dedicato. Subito sotto, fanno sfoggio di sè i livelli, ben calati nella metafora: ognuno di loro è rappresentato da uno di quei badge che si mette al collo durante le gare: inizierò da Fan e alla fine, farò parte del team. Mi sta bene.

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Ed infine, la leaderboard. Questa scalata verso il core della Ferrari deve essere celebrata. E lo è. La parte finale della landing page è dedicata al podio degli utenti più attivi. Perfettamente in metafora. User Interface e User experience davvero efficace e gradevole.

leaderboard

I primi momenti – Onboarding

Grazie all’efficacia della landing page, a questo punto ho già una chiara idea del progetto. Faccio il social login e salto dentro: guadagno subito 250 punti, ho un badge, non sono più fan, divento parte della squadra “Press”. Level up, mi sento accettato e gratificato. Ben fatto.

 

Il cuore del progetto

La NavBar del sito parla chiaro : da qui posso dare una sbirciata dietro le quinte, guadagnare punti, guardare il “meglio del meglio”, ripassare come funziona – se fossi un po’ tonto e non l’avessi già capito –  ed infine zompare dritto sul mio profilo.

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Dietro le scene

Qui vedo subito il livello che ho raggiunto (“Press”, e me ne vanto). Subito sotto, si passa all’azione: un elenco di post targati Ferrari vengono mostrati in sequenza: posso mettere un “love” e guadagnare 10 punti per ogni “love” che concedo.

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Guadagnare punti

Ma se voglio fare di più e meglio? Come posso guadagnare punti e scalare la classifica, entrare nella leaderboard ed ottenere il livello – badge “Team”? La risposta a queste domande è all’interno di questa sezione. Ferrari mi da tre possibili missioni:

  1. Condividi un tweet con i tuoi amici
  2. Diffondi la voce (condividi il sito)
  3. Metti “mi piace” ai contenuti

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Il meglio del meglio

Il regno della leaderboard. Qui campeggia in alto la mia posizione nella classifica globale: sono centesimo – ne ho di strada da fare. Subito sotto vedo l’onnipresente podio con i tre utenti più attivi, una fascia dedicata a tre post ai quali poter mettere “mi piace” per ottenere punti, ed infine l’intera leaderboard che mostra i primi 10 utenti più attivi e.. Me. Al centesimo posto. Completo ed efficace. Vorrei scalare la classifica per apparire su quel ovunque-celebrato triplice podio.

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Come funziona

Questa sezione ripete fedelmente quanto mostrato nella landing page. Video compreso

Il mio profilo

Il regno del mio egocentrismo. Qui posso sapere con un colpo d’occhio:

  1. La mia posizione nella leaderboard globale
  2. Il mio livello attuale
  3. Gli achievement sbloccati (e non)
  4. I punti che ho guadagnato

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Anche qui, ottimo lavoro di UX e UI. La grafica ha un’ottimo appeal, come in tutto il resto del sito. Niente da dire cara Ferrari, chapeau.

Componenti di gamification utilizzata

Ma adesso arriviamo al nostro di core. La gamification. Quali componenti usa questo progetto: In sintesi

  1. Badge
  2. Achievement
  3. Livelli
  4. Punti
  5. Leaderboard

Vi ricorda niente? Ebbene si. Il demone Trismegisto. La famigerata PBL: Points – Badge – Leaderboard. Ciò che rappresenta per l’engagement designer un po’ il livello zero della creatività. Nonostante l’appeal grafico non manchi, e la UX sia ben progettata, non possiamo non rimanere con un po’ di amaro in bocca. l’esperienza sembra ben progettata ma abbastanza povera di contenuti. Le missioni sono poche, semplici e ripetitive. Si corre il rischio di annoiarsi facilmente.

Suggerimenti utili

Ciò di cui sentiamo la mancanza è la profondità e la varietà. Ad esempio, gli utenti non hanno alcun ruolo in tutto questo. Non c’è un posto in cui essi potrebbero esprimersi. Potrebbe essere una buona idea dare agli utenti-fan maggiore spazio, dare loro la possibilità di creare relazioni fra di essi – scavalcando la logica della competizione così rilevante in questo progetto. Mi sarebbe piaciuto sentire le loro storie, vedere i loro contenuti e le loro azioni. Cosa li ha fatti innamorare della Ferrari? La passione è legata ad un ricordo di infanzia? Guardavano il Gp con il loro papà, in fissa per la Rossa negli anni 80? Ecco, mi sarebbe piaciuto conoscere e condividere le loro storie. Il progetto a mio parere sarebbe stato più efficace e intimo. Decisamente più interessante.

Cara Ferrari, in definitiva, per essere il primo progetto di engagement, non è andata male. Dobbiamo lavorarci solo un po’ su.

Pro e contro

Pro

Ottima UX

Ottimo appeal grafico

Parametri dei livelli e dei punti ben progettati

Contro

Missioni ripetitive

Mancanza di autonomia

Assenza di ugc (user generated content)

Assenza di strumenti che aiutino a creare relazioni fra utenti


Per me è sempre un piacere parlare di queste tematiche ed avere altri pareri, anche diversi dal mio, quindi se vuoi chiacchierare un po’ con me su questo post et similia, sentiti pure libero di twittarmi ! 🙂

Salvo Mica

Contact Center Gamification Design

Continua l’attenzione economica degli investitori sulle start up gamification based. Dopo avervi parlato dei 7 milioni di dollari a GamEffective, oggi vi segnaliamo il round da 3 milioni che la canadese nGUVU ha ricevuto neis mesi scorsi da Brightspark Venture Capital e Desjardins Venture Capital.

L’ambito è quello delle soluzioni di contact center, un mercato che conta circa 20 milioni di impiegati nel mondo ed ancora oggi molto fermo in fatto di motivazione ed engagement degli agenti.

nGUVU ha sviluppato una piattaforma, nGAGEMENT, che intende rivoluzionare le pratiche dei contact centers attraverso logiche di gamification frammiste ad un algoritmo “machine learning” e “behaviour analytics”. Il punto di partenza del progetto è la centralità del lavoratore, la sua partecipazione attiva ed il rendere meno ripetitivo un lavoro che tendenzialmente tende ad esserlo.

nGUVU - contact center gamification

La home page della piattaforma nGUVU

L’immagine sovrastante mostra alcune delle funzionalità base di nGUVU. Come è intuibile l’interfaccia presenta diverse meccaniche di gamification ed in generale un approccio estremamente user friendly. Personaggi stilizzati cartoneschi danno il benvenuto al lavoratore che come step propedeutico ha la possibilità di creare il proprio avatar tra decine di combinazioni possibili.

Una larga fetta delle dinamiche motivazioni sono connesse alle logiche di competizione e comparazione. Sono drivers molto complessi da maneggiare, mi sono più volte espresso su come tendenzialmente la cooperazione generi maggior curva di comportamento virtuoso rispetto alla competizione senza per questo demonizzare quest’ultima. Tra le logiche di gamification meglio implementate in nGUVU va annoverata il “Challenge”.

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Una interfaccia intuitiva, divisa in due step, consente al dipendente di selezionare un parametro che fungerà da metrica di confronto per decretare il vincitore della sfida. I parametri pescano direttamente dai KPI imposti dal management (first call resolution, aderenza al protocollo, tempo medio di chiamata etc etc). Il secondo passo è quello di individuare il collega al quale lanciare la sfida pescandoli attraverso un apposito campo di ricerca o tra i nomi suggeriti in automatico dalla piattaforma. Le sfide sono calcolate su base giornaliera, il sistema effettua il compito dei risultati individuali e poi invia una notifica al vincitore.

Uno dei risvolti positivi di questa logica è il metter in contatto colleghi che non si conoscono tra di loro. Immaginiamo una azienda con diverse sedi, favorire il dialogo (anche se attraverso il gioco) porta benefici reali sul lavoro.

Contact center gamification software

L’area dedicata agli obiettivi da raggiungere in nGUVU

Gamification, in quanto scienza del coinvolgimento, opera nell’intersezione tra la motivazione individuale e gli obiettivi di business individuati dalla azienda. nGAGEMENT utilizza la metafora del gioco del freccette per rendere immediatamente comprensibile lo status del dipendente in relazione ai KPI aziendali. Le freccette finiscono più o meno vicino al bersaglio in relazione alla qualità/quantità delle performance individuali. In alto a destra le soglie da raggiungere e lo status quo con a fianco il numero di punti ottenuti. Non mancano nel centro della schermata delle progress bar utili per comprendere visivamente quanto manca al raggiungimento del goal ed in basso l’avatar del dipendente e il suo posizionamento rispetto alla soglia media raggiunta da altri dipendenti, ivi inclusi i picchi minimi e massimi. Queste forme di social comparison sono molto potenti a livello psicologico e riescono a incidere sui reali comportamenti.

leaderbord call center gamification

Il visual dell’area leaderboard

Non mancano delle classifiche basate sul parametro dei punti acquisiti. A livello grafico è presente una pagina standard con la lunga lista dei partecipanti suddivisi in ordine di arrivo e poi dei bei visuals, come quello nell’immagine di cui sopra,  con il podio. Date risalto all’interno della comunità di lavoro ai più meritevoli conferisce status e spinta a fare meglio anche in assenza di incentivi economici.

 

 

 

Design Gamfication Aziendale

Gamification, da intendersi come scienza del coinvolgimento, per migliorare le performance di aziende ed enti pubblici continua a crescere in fatturato e numero progetti su scala mondiale. L’ultima conferma arriva dalla start up americana GamEffective che ha appena ricevuto un secondo round di finanziamento da 7 milioni di dollari che portano ad un totale di 10 i fondi ricevuti. L’azienda opera nel settore della Enterprise Gamification, sviluppa soluzioni software che aziende piccole e grandi utilizzano per migliorare servizi interni quali la formazione del personale, assistenza clienti, motivazione della forza vendita, le attività di back office e le operazione di call center.

EMPLOYEE JOURNEY

L’ideale viaggio del dipendente in un processo di progettazione.

E’ un tema centrale, molte aziende perdono annualmente centinaia di migliaia o milioni di euro in mancata produttività dei propri dipendenti. I tradizionali software aziendali non sono più in grado di motivare e coinvolgere i dipendenti, con un netto peggioramento sulle performance degli under 40. Ancor più che incentivi o punizioni, è fondamentale ridisegnare molti dei processi interni per arrivare a risultati migliori. Per questo negli ultimi anni sono sempre più le aziende che hanno guardato alla gamification come possibile panacea ai problemi. E’ fondamentale però progettarla bene, andare oltre le classiche meccaniche punti, badge e premi offerte dalle media agency e vendors italiani. Come il nome indica, è fondamentale conoscere le leve motivazioni e i principi del design dei video-giochi per avere un reale ritorno sull’investimento.

La piattaforma presenta alcune meccaniche e dinamiche interessanti che andiamo ad esaminare.

Real Time Performance Metrics

Real Time performance gamification

Una migliore ed in real time visualzizazione delle performance migliora i comportamenti dei dipendenti

E’ un punto di partenza imprescindibile che portiamo sempre nelle giornate di consulenza e nelle progettazioni di esperienze gamification. Gli obiettivi che il consumatore o dipendente deve raggiungere vanno suddivisi in piccoli task giornalieri o settimanali. Questi micro-obiettivi anno restituiti graficamente in modo accattivante e sostenuti mediante l’introduzione di progress bar e reward emotivi. I dipendenti potranno così verificare in tempo reale la propria situazione in relazione al KPI da raggiungere (vendite, telefonate, moduli formativi etc etc…). Per progress bar intendo quelle barre nell’immagine sovrastante che presentano colori differenti (dal rosso negativo al verde positivo) per aiutare la comprensione del risultato da portare a casa. All’estrema destra dei punti aggiungono un rinforzo e costituiscono la base di riferimento per elaborare statistiche ed assegnare premi.

Gamification performance dipendenti

E’ possibile creare forme di comparazione sociale visualizzando le metriche individuali, di tutti i dipendenti e del miglior dipendente

Una interfaccia come quella di cui sopra aggiunge pressione sociale nei comportamenti degli utenti. Una tripla progress bar, relativa al punteggio all time, mette in relazione il grado di completamento individuale con la media dei dipendenti e con quello del leader in classifica. Questa scelta di design aiuta ad accelerare i comportamenti mettendo in relazione indiretta tutta la base utenza.

NARRATIVE

Storytelling enterprise gamification

E’ possibile immergere i dipendenti in scenari sportivi o fantastici per aumentare l’engagement

Una esperienza solitamente ripetitiva e scarsamente appealing può ricevere un potente boost dall’introduzione di elementi di storytelling e narrativa. L’idea è trasformare l’utente in un eroe, sportivo o immaginario, e le sue performance trovano un immediato riscontro a schermo. L’immagine sovrastante mostra un contesto golfistico, ad ogni missione correttamente portata a termine si avanza nel circuito con tanto si visualizzazione dei campi da golf insieme alle proprie statistiche individuali.

Narrativa nella gamification

Quest’altro esempio mostra un tema F1 in cui ogni dipendente (o filiale) trova riscontro grafico in una vettura. Anche qui la narrativa è introdotta per dare un “Meaning” all’esperienza. Non solo si procede nelle classifiche ma si ha anche una gratificazione visiva grazie all’introduzione di una storia collegata alle auto.

gamification design italia

E’ importante sottolineare che differenti storie meglio si adattano a differenti obiettivi. Il tema della competizione sportiva (calcio, basket, golf, racing) sono ottimi per stimolare le performance di vendita. Il tema della mappa da esplorare sbloccando progressivamente città si adatta bene al learning e così via.

Progettare gamification italia

L’ultima immagine mostra la gran mole di lavoro progettuale alle spalle per dar vita a progetti di gamification 2.0. Per 2.0 intendo una complessità di design in grado realmente di coinvolgere e motivare i fruitori attraverso il ricorso a numerose tecniche di game design, psicologia e scienze comportamentali.

 

Gamification sicurezza reti aziendali

Il mondo è sempre più connesso. Computer, telefonini, tablet ma anche lavatrici, frigoriferi, autovetture entrano nella rete web e scambiano costantemente dati come mai successo nella storia dell’umanità. Stime Cisco indicano in oltre 50 miliardi il numero di device connessi ad internet entro il 2020. Una terza rivoluzione industriale che porta con se straordinarie opportunità ma anche crescenti rischi di sicurezza e gestione dei dati personali ed aziendali.

Le aziende stanno investendo cifre crescenti per rinforzare i sistemi di sicurezza e fronteggiare in tempo reale le falle informatiche, ma gli sforzi sono ancora largamente insoddisfacenti. Nell’ultimo biennio la scienza della gamification è stata ampiamente e variamente utilizzata per risolvere problemi complessi e migliorare i comportamenti dei dipendenti in ambito security.

E’ assodato che molti dei problemi di sicurezza in piccole e grandi società dipenda da comportamenti errati da parte dei dipendenti che cliccando su mail sospette, aprendo file, lasciando falle nel codice aprono le porte a intromissioni. Numerosi studi affermano che il 50% delle perdite dati aziendali è dovuta a incidenti provocati da negligenze interne. Tradizionalmente le aziende investono milioni di euro in corsi di formazione e training costanti ma i risultati purtroppo sono tendenzialmente scarsi.

Su questa base di ragionamento, società come Digital Guardian han deciso di far proprie le logiche di gamification per guidare i comportamenti virtuosi dei dipendenti piuttosto che punirli in caso di errori.

Il gioco DG Data Defender nasce per:

  • rendere i dipendenti consapevoli: incoraggia tutti a prendere decisioni virtuose in materia di gestione dei dati seguendo le policies aziendali. Il layer di gamification è ancorato ai sistemi interni rendendo univoca l’esperienza
  • rendere l’esperienza coinvolgente: un sistema di badge consente ai dipendenti di mostrare digitalmente e fisicamente (mediante stampa) i badge sbloccati, inserirli nelle signature e competere nelle leaderboard mensili riconosciute dai managers. I badge si sbloccano ad obiettivi come invio di un documento intranet seguendo tutte le policy o una mail in sicurezza o ancora muovendosi in sicurezza all’interno del sistema cloud interno
  • premiare comportamenti virtuosi sia tramite rewards digitali sia mediante premi fisici al raggiungimento di milestones significative. I premi sono solitamente coupon, gift cards e amenità simili

cybersecurity gamification platform Altro approccio gamification based in ambito sicurezza è legato a veri e propri video-giochi utilizzati per reclutare talenti attraverso una competizione aperta in cui bisogna individuare falle e risolverle all’interno di scenari simulati realistici. Si stima che entro la fine di questa decade ci saranno circa 1.5 milioni di posti di lavoro liberi in ambito security e per le aziende diventa dirimente trovare e trattenere geni di questa disciplina.

Sono nate organizzazioni nonprofit come Cyber Security Challenge UK che organizza periodicamente, in collaborazione con aziende ed istituzioni pubbliche, delle competizioni. Il sistema non è nuovo, colossi come Google e Microsoft da anni utilizzano approcci innovativi ed un passo avanti recentemente è stato compiuto da Uber con una sorta di programma di fidelizzazione per gli hacker che aiutano a scovare errori nel codice.

Come ultimo esempio concreto, su un tema assai vasto che meriterebbe ben più di un post su questo blog, vorrei citarvi Game of Threats di PWC. Sviluppato tra gli Stati Uniti e l’Australia questo misto tra gioco digitale e gioco di carte è pensato per simulare la velocità e complessità delle minacce in ambito sicurezza. I partecipanti vengono divisi in due team, uno avrà il compito di attaccare e l’altro di difendere i sistemi aziendali. Entrambe le parti devono prendere decisioni in tempi ristrettissimi che avranno reali impatti sui sistemi aziendali. Sostanzialmente un decision making game in cui vengono premiate le buone decisioni e penalizzate quelle sbagliate.L’esperienza avviene solitamente coinvolgendo quadri o directors di una azienda con la presenza di alcuni facilitatori di PWC ad un costo vicino ai 10.000 dollari per sessione. Cifre alte per il mercato aziendale italiano, ma come Gameifications.com siamo in grado di proporvi soluzioni analoghe a prezzi largamente inferiori.

Gioco sicurezza reti aziende

 

Volete innovare le vostre modalità di formazione e training del personale in materia di sicurezza aziendale attraverso l’utilizzo di video-giochi e gamification? Scriveteci a info @ gameification . com