Come è evidente nei diversi interventi presenti nel blog, il rapporto tra gamification e salute è ben radicato: attraverso meccaniche ludiche si cerca di supportare la gente a smettere di fumare, di aiutare i bambini nel loro percorso di cura contro il cancro, o ancora, di insegnare l’importanza del sonno. Gli esempi non si esauriscono certo qui, perché l’esistenza di Sea Hero Quest, titolo mobile gratuito disponibile anche in VR, dimostra come l’azione del giocare possa avere risvolti profondi e incredibilmente influenti sul piano medico e della ricerca, in particolare contro la demenza senile.
Si tratta di una malattia che al giorno d’oggi affligge 47 milioni di persone, e di cui poco si conosce per contrastarla. La ricerca infatti richiede tempi troppo lunghi prima di avere dati ufficiali, ed è condotta su un campionario ristretto di casi.
Per sopperire al problema, scienziati e accademici della Alzheimer’s Research, della University College of London, e della University of East Anglia, con il contributo degli sviluppatori di Glitchers, hanno dato origine a Sea Hero Quest.
Il gioco ci racconta, per mezzo di pagine di diario, la storia di un padre e un figlio, entrambi naviganti e con la vita ricca di avventure. Tuttavia, col passare del tempo, il genitore viene colpito da demenza senile e rischia di perdere tutti i suoi ricordi.
Nei panni del coraggioso figlio saliremo a bordo della nostra vecchia barca, per fotografare i luoghi esotici e i mostri marini che li abitano, avvistati tempo addietro assieme all’adorato padre, con la speranza che egli possa riavere indietro i suoi ricordi.
Da questo incipit comincerà il nostro viaggio lungo una serie di livelli, ognuno caratterizzato da un particolare tipo di sfida: guidando la nostra nave attraverso dei percorsi delimitati, dovremo passare per la sequenza corretta di boe, oppure sparare un razzo di segnalazione nel punto corretto della mappa, o farci largo tra le insidie del mostro marino di turno.
Il tutto con dei semplici movimenti touch su schermo per direzionare l’imbarcazione, farla accelerare e decelerare.
Avremo inoltre la possibilità di personalizzare la nostra barca, spendendo le stelline guadagnate a fine livello o in percorsi bonus, e di consultare il diario in cui sono riposte le nostre fotografie.
Lo stile grafico, molto colorato e morbido nelle forme, ben si amalgama a un comparto sonoro a tratti malinconico, come a voler evidenziare l’importanza della nostra missione.
Fin qui Sea Hero Quest si presenta come un classico mobile game. Eppure la sua particolarità sta nel fatto che, mentre noi giochiamo, gli scienziati ottengono dati utili per la ricerca, poiché la particolare struttura dei livelli mette sotto sforzo la nostra memoria visiva, il nostro senso dell’orientamento, e i nostri riflessi. I risultati delle sfide affrontate si traducono quindi in dati concreti che velocizzano il processo di studio sui comportamenti del cervello.
Come è stato specificato poc’anzi, le sfide si presentano in maniera semplice, ma è pura apparenza: nonostante la linearità dei livelli, non è facile completarli in maniera perfetta (il punteggio va da una a tre stelline), in quanto elementi come la nebbia, l’impossibilità di consultare una bussola o una mappa, e la voglia di conquistare più stelline possibile, fanno in modo che la partita avvenga in maniera concitata: meno tempo impiegheremo, più sarà facile ottenere il massimo del punteggio.
Per tale ragione, le nostre capacità cerebrali sono fondamentali per completare in maniera efficiente le diverse sfide.
Inoltre, prima di cominciare la partita, potremo rispondere a un questionario, in forma anonima, con domande personali legate alla provenienza geografica, l’età, il sesso e le nostre abitudini, così da fornire un profilo specifico agli scienziati.
Non è obbligatorio compiere questo passaggio, se l’obiettivo è quello, semplicemente, di giocare. Tuttavia occorre precisare che intendere Sea Hero Quest giusto un gioco fa perdere parecchio del suo fascino. E non perché il titolo non sia godibile, ma perché il vero motore che ci spinge ad andare avanti nell’avventura è la percezione di contribuire in maniera attiva nella ricerca.
Cio è evidente nella schermata iniziale dove, oltre a quanto delineato in precedenza, possiamo anche venire a conoscenza del nostro contributo scientifico. La potenza del gioco deriva infatti dalla sua capacità di rivolgersi a un numero di persone davvero vasto – circa tre milioni – e dunque due minuti di gioco su Sea Hero Quest equivalgono a cinque ore di ricerca tradizionale. Al momento, il titolo ha collezionato ottant’anni di studi, e addirittura dodicimila anni di raccolta dati sulla demenza.
Sono numeri incredibili, che dimostrano le potenzialità della tecnologia e della solidarietà; al di là della soddisfazione di completare al meglio le varie sfide, la vera gratificazione sta nel sentirsi parte attiva in questa lotta contro la demenza. Ovviamente questo aspetto è enfatizzato dalla presenza di una componente social, che ci permette di condividere i successi ottenuti con i nostri amici.
Sea Hero Quest è stata menzionato come uno dei successi scientifici più importanti dei nostri tempi, perché ha rivoluzionato il modo di fare ricerca. Presentandosi come un gioco ricco di sfide, in realtà permette a noi giocatori di agire concretamente al fianco degli scienziati che, grazie a un titolo all’apparenza senza pretese e colmo di sfide, ottengono una mole di dati inimmaginabile, che di fatto velocizza il processo di studio.
Il futuro rimane ancora in certo, ma è impossibile restare indifferenti davanti ai passi da giganti compiuti in campo medico grazie all’intrusione di concetti estranei ma sorprendentemente efficaci, come quello della gamification.
Articolo a cur di Lorena Rao.