La scorsa settimana, con il cadere delle fine di luglio e delle uniche ferie che mi sono concesso, ho deciso di muovervi in direzione Berkshire, una delle contee meno popolate dell’Inghilterra, ma che allo stesso tempo permette di scovare luoghi turistici come Windsor & Eton, o anche Reading, fino a piccoli borghi come Wokingham e Crowthorne. Proprio quest’ultimo è stato il mio punto di partenza quotidiano, la mia base operativa dalla quale raggiungere tutto ciò che mi circondava. Accompagnato come sempre da TripAdvisor, che da anni mi permette di apporre una puntina sulla mappa del mondo e conoscere la percentuale visitata della Terra, sentivo la necessità di un’altra app che fornisse al mio viaggio un senso di gamification. In passato c’era Swarm, l’app nata dalla scissione di Foursquare, ma col tempo gli adesivi e le classifiche, basate esclusivamente sulle amicizie, l’hanno mandata in pensione. Per questo ho deciso di lanciarmi su Globestamp, un underdog della gamification, presentata al pubblico come un progetto ambizioso, ma ancora molto acerbo.
Anche Globestamp, così come Swarm, si basa su una lista di amici con i quali condividere le vostre esperienze e le vostre foto. Partiamo col dire che l’app si presenta più come un diario di bordo, che vi permette di ricordare ciò che avete fatto, ma l’obiettivo primario è quello di carpire dalle condivisioni dei vostri amici qual è il luogo verso il quale viaggiare la prossima volta: Globestamp permette, infatti, di pianificare la vostra vacanza, selezionando una città specifica e trovando tutto ciò che vi interesserà, dagli hotel (Stay) fino alle attività (Do) senza dimenticare i ristoranti (Eat) e le attrazioni turistiche (Visit). Cliccando sul profilo di un amico potrete vedere il suo diario di bordo, andare a curiosare su ciò che ha fatto, ciò che ha visto e replicare in toto la sua esperienza, aggiungendo alla wishlist i luoghi che sono stati già visitati. Ovviamente sarà possibile anche scegliere da voi, semplicemente utilizzando il sistema di ricerca, che si appoggia a Booking, Foursquare e TripAdvisor, logicamente. Il sistema di search non è infallibile e, complice sicuramente l’esser andato in città non proprio di prima scelta, non mi è stato sempre di molto aiuto. Al momento del check-in in un ristorante di Crowthorne, Globestamp lo ha subito riconosciuto, ma tramite search non è stato possibile nemmeno trovare la cittadina nel Berkshire e quindi non ho potuto pianificare i miei spostamenti. Un problema sicuramente, ribadisco, legato al mio aver scelto una meta poco consuetudinaria, ma confido in un miglioramento nel tempo.
Una volta giunti nel posto che avete scelto per la vostra vacanza dovrete iniziare, necessariamente, a registrare tutti i vostri ricordi. Globestamp vuole che le foto vengano fatte con la sua app oppure caricate dal vostro rullino foto: nessuna preclusione, quindi, perché potrete anche condividere tutto sui vostri social, ma l’importante è ricordarvi di consegnarle poi a Globestamp. Questo perché ogni foto, ogni attività, vi permetterà di avere degli Stamps: più ne hai, più sconti e premi potrai avere. E qui si sviluppa, quindi, l’attività di gamification di Globestamp, che dopo aver mostrato il suo fianco da sharing si lancia nel cuore della propria attività. Ogni nuovo ricordo vi permetterà di avere due bollini, ogni 10 miglia percorse uno, ogni nuovo amico cinque e ogni bollino che gli altri metteranno sulle vostre foto, in segno di approvazione, come su Instagram, otterrete un bollino. A ognuno di essi corrisponderà, logicamente, un livello d’esperienza che parte dal Beginner e continua con Junior, Traveler, Adventurer, Conquer e Master. Le foto potranno anche essere candidate nei contest che Globestamp presenterà di volta in volta, come fotografare luoghi a Lisbona, Marrakesh, Dubai o Sao Miguel: non ci sarà bisogno di avere una fitta rete di amici, perché il concorso è completamente pubblico e vi permetterà di ottenere degli stamp anche da sconosciuti che stanno viaggiando come voi in quel momento. Il vincitore, in collaborazione con TravelStore, riceverà poi un coupon per un hotel, un’esperienza o un viaggio pagato, ma non sono specificati termini e condizioni, al momento. Qui, però, si palesa il problema principale dell’app: la scarsa diffusione. Per quanto Globestamp abbia dalla sua un’idea indubbiamente molto forte, che riesce a offrire un ottimo livello di condivisione e anche un rewarding accattivante, ha una forte lacuna dal punto di vista della diffusione. Da quando sono partito per Crowthorne fino a quando sono rientrato e poi ripartito per Londra, una settimana dopo, le foto candidate nel contest erano sempre le stesse. Probabilmente vincere sarà più facile, essendo in pochi a utilizzarla, ma se la teoria dello sharing è forte, la pratica scarseggia molto, vanificando anche tutti gli stamp da conquistare per le attività tra amici e di approvazione delle scelte compiute dai vostri conoscenti.
Un’app simile è arrivata anche in Italia e si chiama PassaBorgo: pensata per valorizzare i borghi del centro Italia, il progetto permette allo stesso modo di ottenere dei timbri sul nostro passaporto digitale, ma impone il check-in ravvicinato al luogo da “collezionare”, così da evitare una collezione sfrenata dalla scrivania di casa e spingervi effettivamente a visitare i borghi per ottenere i distintivi e le ricompense adeguate. Premi che si trasformano, come per Globestamp, in sconti e convenzioni: basterà mostrare agli esercenti convenzionati il timbro del borgo visitato e ottenere, così, uno sconto sulle attività annesse. Features che sono molto più contenute della internazionale Globestamp, ma che a conti fatti, ragionando in maniera più contenuta, sembrano più accattivanti e più funzionali alle necessità di un viaggiatore. Mi sento comunque di trasmettere un pensiero universale: le app per i viaggi che provano a rimpinguare la propria offerta con delle meccaniche di gamification devono ancora trovare la giusta quadra e sarà fondamentale scoprire la chiave di volta per essere conosciute su larga scala, così da avere una fitta rete di iscritti che valorizzi anche lo sharing system, perché così è tutta teoria e davvero pochissima pratica.