Il Gamification Summit 2012 svoltosi a San Francisco lo scorso Giugno ha riunito per tre giorni i principali attori della filiera della gamification: fornitori di piattaforme, aziende e game designers. Tra i tantissimi interventi ho deciso di proporvi Nicole Lazzaro, già citata più volte in queste pagine in qualità di player experience designer nonché fondatrice di XEODesign. Ha dedicato gli ultimi 20 anni a studiare il perchè i videogiochi risultino divertenti giungendo alla conclusione che gran parte del merito spetta alle emozioni che essi sono in grado di suscitare. Differenti tipologie di emozioni e stati d’animo archiviabili attraverso il game design, l’applicazione di meccaniche e dinamiche che guideranno l’esperienza del giocatore nel sistema.
Condivido quasi totalmente lo speech e l’idea di un engagement design fondamentale per stabilire una conessione emotiva tra piattaforma e fruitore nel medio-lungo periodo. I giochi rappresentano uno straordinario strumento per entrare nelle teste degli individui generando eccitazione, divertimento, adrenalina ma tavolta anche rabbia e frustrazione. In linea generale Nicole afferma che i giochi, oltre ad utilizzare meccaniche come punti e badge possono essere utilizzati fuori dal loro contesto tradizionale per:
– Semplificare il mondo: utilizzati in ambito lavorativo, medico, scientifico per risolvere problemi (FoldIt, Spent) o anche solo rendere more fun azioni quotidiane solitamente noiose.
– Sospendere conseguenze: I giochi, pur essendo in grado di ricreare situazioni reali danno al giocatore la libertà di sbagliare. Proprio il fallimento è un importante strumento di apprendimento nel gaming essendo spesso accompagnato da feedback e incoraggiamenti che spronano e aiutano la persona a capire il proprio errore e riaffrontarlo con strumenti adeguati.
– Amplificare i feedback: I videogiochi hanno la straordinaria capacità di tracciare in tempo reale le azioni dei giocatori offrendo istantaneamente feedback testuali, visivi e sonori in grado di rinforzare ed incoraggiare i comportamenti positivi. Ho risolto brillantemente un puzzle e mi appariranno incoraggiamenti testuali, vedrò aumentare il punteggio, salirò di livello e a fine gara una tabella riepilogherà quanto da me fatto.
– Stabilire obiettivi chiari raggiungibili a piccoli passi: L’esperienza nei videogiochi è incentrata su missioni, obiettivi, livelli che rendono immediatamente comprensibile, anche al nuovo utente, cosa fare e in che modo. Il livello di difficoltà ha una curva crescente, inizialmente tutto semplice e alla portata ma progressivamente si imparano nuove abilità per affrontare nemici e situazioni sempre più complesse.
Ai quattro pilastri indicati da Nicole, mi permetto di aggiungerne un paio per me altrettanto fondamentali:
– Creare una storia avvincente ed immersiva: I videogiochi hanno la straordinaria capacità di calare i giocatori all’interno di una storia, diventano protagonisti e questo esalta la partecipazione attiva. Dare un senso a quel che si sta facendo aiuta a rendere memorabile l’esperienza.
– WOW Effect: Il giocatore non sa mai cosa sta per accadere: quale blocco scenderà dall’alto in Tetris, quale premio conterrà la cassa che ci apprestiamo a rompere, chi sarà il boss finale di questo livello? Questo continuo senso di imprevedibilità è alla base della secrezione di dopamina in grado di tenere alto il livello di attenzione.