Sul magazine digitale Formiche è apparsa la scorsa settimana un interessante articolo sul tema dell’innovazione in ambito culturale e museale. Chi mi segue sa quanto mi sia a cuore questa verticale, deteniamo uno straordinario patrimonio che resta largamente inespresso e non accessibile ad un pubblico di non addetti ai lavori. Serve una profonda rivoluzione nel modo di gestirlo, comunicarlo e renderlo appetibile a nuovi pubblici. In questa ottica sono al lavoro da mesi su un progetto denominato TuoMuseo, ma ne parleremo nei prossimi mesi in vista del lancio ufficiale.
Invitandovi a leggere l’articolo completo, dove si parla anche di altre start up come BlueUp e Nextome, riporto uno stralcio:
..Un’altra chiave per rendere ancora più attraente l’esperienza culturale è quella del gioco: con il concetto digamification si intende proprio l’utilizzo di dinamiche ludiche all’interno di un contesto diverso da quello abituale. L’obiettivo è quello di stimolare le motivazioni delle persone, di coinvolgerle sempre di più, creando un’esperienza superiore alla norma (engagement).
Non serve avere letto manuali di psicologia comportamentale: il gioco è uno strumento essenziale per “fidelizzare” il proprio pubblico ed eventualmente allargarlo. Fabio Viola, della piattaforma Tuo Museo, dopo avere vinto un bando di Fondazione Cariplo, sta lavorando a trasferire l’engagement e il gamification all’interno dei musei, in modo da creare un collegamento tra il pubblico e il gestore. Si tratta di portare a scoprire, in maniera digitale, il patrimonio artistico, attraverso il gioco. “Abbiamo inserito nella piattaforma tutti i luoghi culturali della Lombardia”, racconta Fabio. “Il pubblico partecipa in maniera attiva, interagisce, arriva in maniera ludica a conoscere tutta una serie di informazioni, a scoprire le recensioni delle opere, a scegliere tra una serie di prodotti e di esperienze. Anche l’impatto sul turismo è evidente”.
Il settore dei beni culturali si è mostrato alieno a queste dinamiche, che invece hanno grandi potenzialità, molte delle quali inesplorate. “Il mondo della cultura, che è largamente in mano allo Stato, non ha sviluppato logiche di coinvolgimento del pubblico”, chiosa Viola. “A chi gestisce un museo, fino ad oggi, non è importato molto valutare l’esperienza del visitatore, stimolarlo a ritornare e a spendere nuovo denaro. Altrove, penso agli Stati Uniti, è essenziale l’engagement del pubblico, l’arricchimento dell’esperienza culturale, perché il visitatore possa essere spinto a fare acquisti al bookshop, partecipare agli eventi del museo e diventarne, eventualmente, un donatore. Ora, invece, anche qui, oltre che sull’audience development, si sta cominciando a ragionare sull’audience engagement, in sostanza su come coinvolgere maggiormente il pubblico per convincerlo a ripetere l’esperienza”.