Il mondo contemporaneo contempla purtroppo diverse problematiche, sociali e ambientali. Talvolta sembra che le abitudini e gli stili di vita imposti, più o meno volutamente, ci legano sempre di più all’uso di smartphone e dispositivi mobili, creando una sorta di dipendenza anche dannosa per la nostra concentrazione su attività più importanti, fino a distrarci anche mentre siamo alla guida di un veicolo.
Lavoro, studio, socializzazione e ultimamente salute psico-fisica: tante le sfere intaccate dalla dipendenza da smartphone. Come combatterle? Paradossalmente con una app: Forest è stata elaborata per staccarci letteralmente dai nostri dispositivi, non soltanto apportando benessere, ma anche simulando un’attività molto importante per il nostro pianeta: piantare e far crescere la nostra foresta personale.
L’utilizzo è molto semplice, ma rigoroso:
- Si sceglie la specie di albero o cespuglio da piantare
- Si fa scorrere il cursore per scegliere quanto tempo lasciar trascorrere per piantare il vegetale scelto
- Una volta lanciata l’esecuzione della app, si attende che l’albero sia cresciuto
- Riceviamo denaro in-app ogni volta che un albero cresce e la somma varia a seconda di quanto tempo abbiamo fatto trascorrere per la crescita
- Come spesso succede quanto si piantano foreste o filari di alberi, possiamo attribuire un’etichetta a ogni esemplare. In questo caso, abbiamo la possibilità di indicare su ognuno a quale attività ci siamo dedicati mentre cresceva: lavoro, studio, socializzazione, sport, svago…
- Con la versione premium possiamo accedere a ulteriori funzionalità: scaricare temi musicali rilassanti, come la pioggia nella foresta, il rumore del mare, il sottofondo di un caffè e altro ancora
Tutto qui? Esatto, è proprio questa la bellezza di Forest: non dobbiamo fare assolutamente nulla con il nostro smartphone. Basta posarlo sul tavolo o metterlo in borsa, lontano dai nostri occhi e dedicarci alla nostra vita. Se state già pensando a un modo per eludere il controllo della app sulla vostra attività sul dispositivo, vi anticipiamo che non esiste: rileverà ogni azione che compiremo nel primo istante in cui apriremo un’altra app (possiamo eludere il controllo su WhatsApp usando la versione web da browser ad esempio), inviandoci una notifica circa dei problemi riscontrati nella nostra foresta.
Infatti, se persistiamo nell’uso di altre app, l’albero che è in corso di crescita morirà, perderemo il tempo dedicato alla sua piantagione e dovremo anche rimuovere gli arbusti secchi. Non sarà soddisfacente vedere la nostra foresta piena di relitti e vegetazione secca, ed è proprio questo il messaggio che la app ci vuole trasmettere: smettiamo di dedicarci ad attività dannose per noi e per l’ambiente. Quella che è solo una simulazione sul nostro schermo non è altro che il riflesso della brutale realtà che il nostro ecosistema vive ogni giorno. Sembra quindi un semplice gioco, un passatempo, in realtà non solo ci permette di creare una bellissima foresta colorata, guadagnando (con fatica) sempre più denaro per ottenere specie sempre più rare, ma possiamo anche svolgere tante attività diverse nella vita “offline” mentre creiamo una foresta che ci allontana dai dispositivi.
Interessanti anche le descrizioni relative a ogni specie e la possibilità di decidere se piantare un albero o cespuglio a seconda del tempo che vogliamo dedicare, offrendo un breve excursus sulle caratteristiche della specie in questione. Con questa iniziativa di gamification infine, gli sviluppatori lanciano anche una proposta molto importante: sostenere l’associazione Trees for the Future, la quale raccoglie fondi per aiutare le popolazioni che vivono in zone desertiche, al fine di aiutarle a revitalizzare il territorio ormai disboscato e arido. Se in apparenza potrebbe sembrare uno dei tanti “giochini” che popolano gli store di Android e IOS, Forest si rivela essere tutt’altro: un progetto che ha l’intento di ridare ossigeno alla nostra vita, e ultimamente anche al nostro pianeta, facendoci riprendere il tempo che spesso gli smartphone ci fanno bruciare inutilmente e sostenendo una causa più che giusta per tutto il sistema in cui viviamo.
Articolo a cura di Francesca Sirtori