Il 2015 volge inesorabilmente al termine portando con se la consapevolezza che la disciplina della gamification ha ormai raggiunto una diffusione, teorica e pratica, capillare. Negli ultimi 12 mesi moltissimi processi, applicazioni, piattaforme online si sono contaminati con la Gamification che, ricordo a tutti, non è altro che un nuovo modo di disegnare l’esperienza ponendo al centro il consumatore/dipendente anche grazie al ricco bagaglio di tecniche che i videogiochi possono fornire per creare engagement. Su questo stesso blog potrete trovare decine di case histories analizzate.
Guardando indietro, a quel lontano 2011 quando decisi di lanciare questo blog e pubblicare il primo libro italiano sul tema “Gamification – I Videogiochi nella Vita Quotidiana” venni preso per pazzo da moltissime persone. Ricordo ancora le critiche riguardanti l’utilità della disciplina piuttosto che il nome (con qualche “genio” della comunicazione nostrana che provò a parlare di “ludicizzazione”). Quella che ora solo una idea nata nel 2010 è diventata una delle industrie mondiali a maggior tasso di crescita. Dal valore di zero nel 2010 si è passati per i 242 milioni nel 2012 ai 2.8 miliardi di dollari preannunciati per il 2016. Una torta enorme che andrà a raddoppiare nel prossimo biennio con stime di mercato vicine ai 5.5 miliardi di dollari nel 2018.
Come spesso accade in un mercato così giovane, non mancano ancora le criticità da affrontare. Abbiamo assistito ad un pullulare di agenzie e personaggi, con scarsa o nessuna preparazione in ambito gaming, improvvisarsi facilitatori/consulenti/platform holders con risultati che hanno minato la fiducia di alcune aziende verso questa disciplina. Come suggerisce anche l’infografia, gamification è largamente psicologia più che tecnologia. Parliamo di ripensare e ridisegnare processi attuali basandosi su cosa realmente motiva gli individui e di seguito agganciandoci le centinaia di meccaniche e dinamiche gaming che ho sintetizzato in un mazzo di carte “Gamification Deck”.
Durante i corsi di formazione, speech che tengo in tutta Italia mi capita spesso di ricevere commenti del tipo “finalmente abbiamo capito cosa sia la gamification”. Nonostante tutto, anche un termine così volgarizzato ha avuto l’indiscutibile merito di portare all’attenzione di aziende le teorie e tecniche dei videogiochi ormai industria dell’intrattenimento per eccellenza.
Quello che prevedo nei prossimi anni sarà il progressivo andare in disuso del vocabolo gamification a favore di un ingresso delle logiche di gamification design nella pratica comune. Ogni esperto di innovazione, UI/UX designers porterà con se questo bagaglio aggiunto per ingaggiare il fruitore finale.