Il 2013 è appena iniziato ma già si delineano alcune tendenze che connoteranno la gaming industry. Oggi vorrei soffermarmi nuovamente sul crescente mercato dei social casino games. Con questo termine mi riferisco a tutta quella pletora di giochi basati su tipologie tipicamente gambling come poker, slot, bingo con la sostanziale differenza di essere totalmente “for fun”. Mentre l’industria gambling tradizionale elargisce denaro reale come corrispettivo a fronte di una vincita, nei social casino games il flusso di denaro è unidirezionale con il giocatore che può spendere soldi reali su facebook piuttosto che mobile per l’acquisto di chips virtuali ottenendo in cambio solo beni virtuali (altre chips, posizionamento nella leaderboard, avanzamento livello…)
[Prima di iniziare la disamina premetto che da ormai due anni sono pesantemente coinvolto in questo settore con uno dei marchi leader mondiale sviluppando esperienze di social casino games for fun cross platform.]
Dopo un biennio di rodaggio, il 2012 è stato l’anno in cui social publishers e gambling firms hanno iniziato ad investire pesantemente nel settore dando vita ad acquisizioni, fusioni e creazioni di bracci armati.
Il gambling online, ampiamente sdoganato in Italia con numerose poker rooms e da pochi mesi anche slot online, ha ormai superato i 30 miliardi di dollari annui e si appresta a ricevere ulteriore linfa dalle liberalizzazioni in alcuni stati americani. Un enorme flusso di denaro generato da un ristretto. numero di utenti.
I social casino games presentano una situazione opposta. Un fatturato ascrivibile tra 1 e 2 miliardi di dollari nel 2012 generato da centinaia di milioni di giocatori su Facebook, Android e iOS in massima parte. Un grande bacino di utenza in cui mediamente il 2% investe soldi reali mentre gli altri continuano a giocare in modalità totalmente free. Eppure giochi come Slotomania di Playtika (ora Caesars Entertainment) riescono a generare 18,3 milioni di dollari mensilmente.
L’unione dei due segmenti potrebbe essere distruttiva ed è qui che si stanno focalizzando le attenzioni di aziende piccole, medie e grandi per il 2013. Secondo dati rilasciati da Dicembre da Superdata Research il mercato social casino games è valso 1.7 miliardi di dollari nel 2012 con un ARPPU di $69.13. Il dato dell’average revenue per paying user (quanto spende mediamente un utente pagante) è molto interessante perchè mostra una propensione alla spesa molto alta per questo clusters di giocatori, specie se paragonata ai $35.82 del social gamer generico (dati Novembre 2012). Inutile dire che sono gli USA a farla da padrone, con oltre 1/3 del fatturato generato negli States (698 milioni). Le prospettive di crescita saranno ancora a doppia cifra per gli anni a venire con stime conservative verso i 2.7 miliardi di dollari nel 2015.
Questi dati trovano una parziale spiegazione nel particolare bacino demografico dei social casino players. Se il fenotipo poker collima sostanzialmente con il social gamer tradizionale (27 anni e prevalenza maschile), questo non accade in altri generi come bingo e slot. Questi generi hanno avuto un successo incredibile nell’ultimo biennio grazie al bacino di utenza del tutto peculiare: individui over 35 con maggiore capacità di spesa e tasso di fidelizzazione.
Non sono molti i dati disponibili su questa nicchia di mercato vuoi per la giovane età vuoi per la difficoltà a collezionarli. Ho trovato molto interessante questa analisi realizzata da Optimove mettendo a confronto il mondo social casino games e quello online gambling. Lato design è interessante capire le differenze motivazionali tra le 2 tipologie di giocatori. In ambito “for fun” i motivatori principali sono psicologici: battere un amico in un sit&go, interagire in-game con gli avversari inviando regali (che spesso sono veri e propri sfottò) e chattando ed infine progredire nel gioco salendo di livello e relativo status. Nel gambling puro il denaro riveste un ruolo fondamentale insieme all’adrenalina da competizione.
Comprese le ragioni profonde della seduta al tavolo verde, l’infografica mostra il tasso di attivismo dei social gamers quasi il doppio più alto dei colleghi for money (una sessione ogni 2 giorni contro una ogni 4). Anche la propensione a restare nel sistema è 6 volte più alta, di contro il conversion rate è x9 nel gambling.
Il prossimo step? La fusione di questi due mondi..!
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