E’ inevitabile, col passare degli anni il mondo del lavoro sarà dominato dalla generazione dei millenials. Nel 2014 circa il 50% dei lavoratori saranno degli under 35. Individui, di cui ho spesso parlato, nati con device tecnologici in mano che ne hanno modificato radicalmente i modi di condivisioni sociale ed espressivi. A fronte di questi cambiamenti le aziende di ogni ordine e grado continuano a perpetrare processi di recruiting, formazione e organizzazione del personale tipici di un’era pre-digitale. Potrebbe sembrare una discussione filosofica ma in realtà un adeguamento di tali processi è fondamentale per migliorare la produttività, creare un rapporto simbiotico con i dipendenti e gestire le crisi aziendali.
Su questa scia si colloca l’interessante start up americana TrueOffice che utilizza gaming e mobile apps per immergere il dipendente in situazioni critiche aiutandolo ad affrontarle in maniera corretta dicendo addio a manuali e lezioni teoriche.
L’applicazione presente anche su App Store e già utilizzata in alcuni istituti bancari americani (customizzata ad hoc) aiuta a sviluppare un codice etico e di condotta attraverso l’utilizzo di un vero e proprio gioco in cui si intersecano tipiche situazioni lavorative. L’esperienza si snoda attraverso una avventura ludica di circa 20 minuti a cui seguono 10 minuti di quiz. In alcune mie presentazioni ho spesso insistito su alcuni dei vantaggi del game thinking fuori dai videogiochi e tra essi sicuramente merita rilievo il saper creare storie avvincenti in grado di rendere memorabile una esperienza che altrimenti rischia di essere assolutamente noiosa.
Calare il lavoratore in una avventura grafica ricca di personaggi e situazioni appealing incentiva la partecipazione attiva ancorando le nozioni veicolate ad ancore mnemoniche che aiutano a fissare il contenuto nella memoria a lungo termine. Sono numerosi gli esperimenti di scienza cognitiva che confermano questo assunto preparandosi a rivoluzione il mondo dell’e-learning.
Non manca una parte di analytics che consente al lavoratore, ma anche all’azienda, di verificare il tasso di apprendimento al termine del “gioco”. Proprio come in un videogioco, a ciascuno viene attrabuito un Game Score sulla scorsa delle scelte compiute in-game.
Questa start up aggredisce un problema reale migliorando la formazione aziendale in relazione alla massa crescente di nati dopo il 1980. Andranno in soffitta dvd, manuali e corsi di formazione noiosissimi in favore di una somministrazione di nozioni ricca di engagement.
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