Un videogioco per selezionare il personale

Fare recruiting, senza darlo troppo a vedere. Questo, in poche parole, è il principale obiettivo di UBIverse, nuova app di UBI Banca, disponibile da qualche giorno, ovviamente in forma gratuita, sugli store digitali dei dispositivi equipaggiati di iOS ed Android.

Cercare nuovi talenti da inserire nelle filiali dell’azienda, pur non dichiarandone l’intenzione, quantomeno non sin dall’avvio del software in modo schietto e diretto, è l’espediente su cui si basa l’avventura ambientata nello spazio che funge da cardine di UBIverse, un videogioco rudimentale che si limita, di tanto in tanto, a proporre quesiti di varia natura, nonché semplici enigmi da risolvere in una manciata di secondi.

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Il tentativo di celare le reali finalità dell’app è intenzionalmente poco efficace, né è sorretto da chissà quali artifici o tecniche persuasive che tentino di convincere l’utente di avere a che fare con un’epopea fantascientifica fine a sé stessa.

Eppure, il debole contesto narrativo in cui si viene immersi all’avvio del software riesce ad infondere il giusto grado di spensieratezza ad una pratica che solitamente, anche nella migliore delle situazioni possibili, comporta comunque un notevole grado di stress per il candidato, torchiato dalle domande degli esaminatori, ovviamente ossessionato dalla volontà di fare buona impressione e di convincere i suoi interlocutori delle sue qualità.

Come anticipato, UBIverse vi teletrasporterà, in senso figurato beninteso, in una stazione spaziale del futuro, alle prese con un problema da risolvere quanto prima. Per venire a capo dell’incresciosa situazione che si è venuta a creare, dovrete superare alcune prove, quesiti che non solo comporranno un identikit professionale, per quanto approssimativo, dello stesso utente, ma che ne metteranno alla prova soprattutto le capacità di ragionamento.

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Dopo aver scelto il proprio avatar, vi verrà chiesto di selezionare tre partner, tra quelli presenti in lista, con cui amalgamare la squadra che tenterà di risolvere ogni guaio. Valutando qualità e punti deboli degli aspiranti collaboratori, come in un qualsiasi gioco di ruolo, sarà nel vostro interesse assemblare un team equilibrato, dove ognuno possa dare il suo contributo, facendo ciò che gli riesce meglio.

Senza soluzione di continuità, e senza che i vostri aiutanti possano poi offrirvi un aiuto di qualche tipo, passerete in seguito alla fase operativa vera e propria, composta da prove di logica e matematica, domande di cultura generale, minigiochi in cui serve colpo d’occhio e buona memoria.

Il tutto è scandito da brevi cut-scene che sviluppano la debole trama, oltre che da questionari a scelta multipla, nel quale potrete esprimere le vostre aspirazioni professionali, i valori etici irrinunciabili sul posto di lavoro, le qualità che vi contraddistinguono anche quando soggetti a situazioni particolarmente pressanti.

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Tra un capitolo e l’altro dell’avventura, completabile in poco meno di venti minuti, a controprova che UBIverse, nonostante tutto, sia e resta un’applicazione votata al recruiting, consultando il menù principale, in base ai risultati ottenuti nei minigiochi, otterrete preziosi consigli su come potreste dare il meglio in un potenziale colloquio, utilizzando tecniche e strategie votate a mettere più facilmente in mostra i propri punti di forza.

“La gamification – spiega UbiBanca in una nota – rappresenta oggi per le aziende più dinamiche una delle nuove frontiere dei processi a supporto dell’ingaggio e del coinvolgimento delle proprie risorse, come testimoniato da numerose indagini. Da un anno circa UBI Banca utilizza modalità di gaming anche per accompagnare le attività di onboarding rivolte ai neoassunti nel loro primo anno di inserimento”.

Nella sua semplicità, UBIverse, a metà strada tra avventura grafica e un puzzle game, riesce nel duplice intento di intrattenere e fornire una formazione utile in un eventuale colloquio. Non solo, tramite veri e propri minigiochi, l’azienda si riserva la possibilità di creare un profilo dell’utente, eventualmente consultabile nel caso di effettivo interessamento ad intraprendere una carriera in una delle filali della banca.

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Il software, insomma, è l’ennesimo ottimo esempio di gamification declinata al mondo del lavoro. Per quanto il gameplay di cui si nutre UBIverse sia ridotto ai minimi termini, per quanto manchi una vera e propria progressione che permetta all’utente di sfruttare a proprio vantaggio l’esperienza accumulata, virtuale e non, la redazione interattiva di un curriculum effettivamente spendibile, modalità che, ricordiamolo, prevede il superamento di stuzzicanti e divertenti prove, è certamente una qualità indiscutibile del software, una qualità, per l’appunto, che rispecchia e sfrutta i principi della gamification.

 

Lorenzo Kobe Fazio

 

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