In Australia Coca Cola ha deciso di essere un game changer nel campo della personalizzazione del prodotto. All’interno della campagna “Share a Coke” è possibile acquistare nei negozi lattine e bottiglie con sovrimpressi i 150 nomi più popolari nella nazione. Ad ogni nome è inoltre associata una canzone personalizzata ascoltabile dalla Fan Page Facebook. Coca Coca ha pensato anche ai nomi più strani, è possibile farli incideri sui contenitori presso 18 cornei esterni ai Westfields Shopping Centre a titolo gratuito.
Il consumatore diventa protagonista e potrà divertirsi a trovare non solo le bottiglie che portano il proprio nome ma anche riconciliare la famiglia piuttosto che dar vita a coppie bevibili sul modello di quelle reali. E’ facilmente intuibile la funzione di social link che le bottiglie vanno a rivestire rinforzando il potere emozionale del brand stesso in quanto testimone diretto di amicizie, parentele, amore e più in generale di uno status personale.
Questa tecnica si sta facendo prepotentemente largo nel mondo dei prodotti consumer, ed è nota sotto il termine tedesco di “Virtual Doppelganger“. Alla base vi è l’utilizzo di nomi e/o foto di persone reali incastonate in una cornice significativa per il brand. Può trattarsi di un nome sulla lattina coca cola o di un viso sovrapposto ad un abito di vestiti e così via. L’occhio ferma la propria attenzione su se stesso esponendo l’attenzione verso un brand e una conseguente maggior propensione verso lo stesso.
Senza andare oltroceano, sono numerosi i casi visibili anche in Italia. TIM già da tempo enfatizza lo status dei propri fans su Facebook inserendoli settimanalmente nel banner verticale sulla base di un contest. Per sette giorni due utenti assurgono a ruolo di protagonisti con i loro volti incastonati nel marchio TIM e visibili alle centinaia di migliaia di utenti della pagina. Un sistema analogo lo utilizza spesso Zynga nella Fan Page del suo Poker e si potrebbe continuare ancora a lungo.
Potrebbe sembrare fuori tema rispetto alla scienza della Gamification ed invece la teoria del Doppelganger attinge a piene mani da nozioni da anni implementate nei videogiochi. Sempre più spesso al giocatore si offre la possibilità di creare un avatar con centinaia di opzioni di personalizzazione, l’obiettivo non è puramente estetico ma mira a stimolare la partecipazione emotiva. Numerosi studi hanno dimostrato l’aumento del battito cardiaco, conducibilità elettrica e risposta neuronale nei prodotti in cui un avatar e/o tecniche di visualizzazione in prima persona sono al centro dell’esperienza.
Esser al centro di un gioco piuttosto che di un brand stabilisce una forte connessione tra le due parti ed il presupposto per un legame di lungo periodo. I campi di applicazioni non sono meramente entertainment o marketing, pensiamo al mondo militare. L’esercito americano è da una decade all’avanguardia nel training del proprio personale grazie ad un complesso simulatore, America’s Army, che è diventato anche un successo B2C. Il prossimo step evolutivo sarà rappresentato dall’introduzione dei parametri fisici reali dei soldati all’interno dell’ambiente virtuale con un progressivo utilizzo anche delle skills reali nel simulatore.